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San Siro, Scaroni: “Volevo abbatterlo e costruirne uno nuovo”. Marotta: “In Italia 3 stadi in 20 anni”

Marotta - Inter

Sul tema stadio, a Milano ma anche altrove, hanno parlato i presidenti di Milan ed Inter, Scaroni e Marotta

Il presidente del Milan, Paolo Scaroni, ha parlato al Festival dello Sport di Trento, organizzato dalla Gazzetta, sul tema stadio a Milano: “Io sono presidente del Milan da più di sei anni e quando sono entrato fatturavamo meno di 180 milioni di euro, ora se ne fatturano più di 450. Il tema della sostenibilità economica delle squadre di calcio l’ho un po’ sollevato io, a quell’epoca si viveva ancora nel mondo di Berlusconi Moratti con presidenti che tiravano fuori dei soldi per mantenere il club. Oggi è un po’ sentito comune quello della sostenibilità economica”.

Continua Scaroni:Io sei anni fa ho detto che lo stadio di San Siro andava rifatto, che è vecchio e obsoleto. Volevo abbatterlo e costruirlo uno di fianco. Mi dicevano: ‘Ma tu sei pazzo, vuoi buttare giù la Scala del Calcio?’. E io rispondevo: ‘Ma quale Scala del Calcio, è un vecchio manufatto’. È stato buttato giù Wembley, ancora più iconico di San Siro. Ora l’ipotesi che stiamo esaminando con attenzione è quella originaria, ovvero costruire un nuovo stadio nella zona di San Siro: mantenere delle cose del vecchio stadio, ma dotare la città di un nuovo stadio. Ne ho parlato col Sindaco anche questa mattina. Poi c’è l’ipotesi di costruire un nuovo stadio a San Donato Milanese ed è una possibilità, abbiamo già investito 40 milioni di euro”.

Sul tema anche il presidente dell’Inter, Beppe Marotta: “L’analisi di Scaroni è perfetta. Anche io sono un testimone di questa evoluzione calcistica e ho potuto vivere il modello del mecenatismo e ora quello dell‘imprenditoria vera. La proprietà di oggi è un importante fondo d’investimento e questo è un tipo di proprietà diversa dai mecenati. Oggi il calcio va in questo tipo di modello e menomale che ci sono. Sullo stadio dico che bisogna lavorare su questo asset: è importante per il raggiungimento dei risultati sportivi e poi deve rendere dal punto di vista degli incassi. Lo stadio moderno non deve essere una cattedrale nel deserto dove vai a vedere una partita ogni 15 giorni, ma deve essere un posto frequentato tutti i giorni. Lo scorso anno abbiamo incassato 80 milioni di euro in questa situazione, immaginate in uno stadio moderno”.

Continua Marotta: “Dobbiamo considerare il calcio in Italia non solo come fenomeno sociale rivelante, ma anche come importante sistema imprenditoriale. Viene versato allo Stato più di un miliardo l’anno e quindi vogliamo essere ascoltati. Noi non siamo qui a chiedere soldi, ma un sistema legislativo che riconosca il mondo del calcio professionistico che è diverso da quello dilettantistico. Ci sono tre grandi temi che ci riguardano: la competitività, che viene garantita da ricavi importanti che devono essere stabili. Poi c’è il tema dello stadio: nonostante un caso straordinario come quello dell’Atalanta, noi da decenni siamo fanalino di coda. Negli ultimi 20 anni sono stati fatti tre stadi, Bergamo, Reggio Emilia e Torino. Poi stop. Il fenomeno stadio è un fenomeno nazionale e deve essere sotto il Ministero delle Infrastrutture, non delle soprintendenze. Infine la valorizzazione del commerciale“.

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