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Da San Siro a Marassi, una settimana di risposte. Vittoria scaccia-crisi o lampo isolato?

Buona la 9°: la Fiorentina torna a vincere, ma riuscirà a dare continuità o sarà solo una fugace illusione? C’è da infrangere il tabù trasferta: tre esami in una settimana.

Boccata d’ossigeno. Aria pura, dopo due mesi e mezzo vissuti in apnea, senza vittorie. Con problemi crescenti, autostima in picchiata e una classifica sempre più complicata. Il successo per 3-1 nel derby ha fatto vivere finalmente un lunedì con più serenità ai giovani viola, quasi attanagliati dalla necessità di ritrovare i tre punti nell’ultimo periodo. Una briglia mentale che Simeone e compagni hanno provato a rompere con la vittoria sull’Empoli. Ci saranno riusciti definitivamente? Il calcio è fatto di esami continui, il finale d’anno dirà se ci sarà una nuova Fiorentina oppure no.

SEGNALI. Primo tempo in sofferenza domenica, poi il pareggio al 40′ di Mirallas che ha cambiato la partita. L’inizio buono di ripresa, il 2-1 di Simeone e una certa insistenza viola nel cercare di chiudere la sfida. Anche se, giusto sottolinearlo, la partita è girata sulla paratissima di Lafont su Caputo: era il 76′, andare sul 2-2 sarebbe stato letale. Invece da lì a un minuto è arrivato il 3-1 di Dabo che ha chiuso tutto. Stavolta la Fiorentina non si è fatta rimontare, ma ha avuto invece la forza di riprendere e ribaltare l’avversario. Così come a Reggio Emilia, quando acciuffò il 3-3 in extremis. In cinque occasioni i viola, una volta in vantaggio, si erano fatti riprendere; per due partite di fila, invece, hanno avuto la forza di rimontare. Un segnale incoraggiante.

MODULO. Pioli contro l’Empoli ha cambiato la Fiorentina. “Serviva fare le cose semplici”, ha commentato il tecnico. Difesa a tre ‘statica’, per una sorta di 3-4-2-1, o di 3-5-2, con Chiesa e Biraghi esterni (il primo chiaramente più sganciato in avanti), Gerson e Norgaard centrali, Benassi ad inserirsi e Mirallas a svariare intorno a Simeone. Superiorità numerica dietro, parità in mezzo, ampiezza di campo e inserimenti dietro al Cholito. Non ne è uscita una Fiorentina trascendentale, ma comunque ‘ordinata’, guidata spesso dai soliti ‘strappi’ di Chiesa, e soprattutto da un Mirallas che per larghi tratti ha svariato sul tutto il fronte offensivo. Tenendo palla, cercando la giocata, facendo il leader.

E PJACA? Insomma, nelle difficoltà e nell’emergenza di scelte (mancavano tre squalificati), Pioli ha trovato la chiave giusta per affrontare l’Empoli. Anche se in vari tratti di gara i viola hanno confermato alcune difficoltà. Specie nell’impostazione di gioco. La prova di Mirallas, decisivo per la seconda gara di fila, fa da contraltare al momento di Pjaca. Il croato si sta auto-escludendo non trovando la via per uscire dal tunnel, e chissà se potrà avere a breve altre chance. Di sicuro, non da titolare, visto che al momento il belga sta garantendo quello che ci si aspettava dal 10 viola. Pioli, tra l’altro, gli ha preferito domenica anche Eysseric: un segnale chiaro. Possibili clamorose novità a gennaio? Difficile trovare una chiave per cui la Fiorentina possa rimandare indietro un giocatore costato 2 milioni per il prestito oneroso di un anno, ma qualcosa potrebbe cambiare a livello di rapporti con la Juve e qualora a gennaio arrivasse qualcuno sugli esterni.

MEDIOCRITA’… O NO? Pjaca sembra adesso un corpo avulso dalla Fiorentina. Una squadra che vuole dimostrare di aver ritrovato se stessa. L’ultimo quarto d’ora di Reggio Emilia, la vittoria in rimonta sull’Empoli: qualcosa è di sicuro cambiato. Basterà per uscire dalla crisi? E’ la domanda da un milione di dollari, visto che poi ci saranno tre esami – nel giro di una settimana – per dare delle risposte. Certo è che saranno tre gare, per chiudere il 2018, che daranno indicazioni precise: si riuscirà a trovare una via contro la mediocrità? A livello di atteggiamento, di crescita, di convinzioni. Se dal mercato non si andrà oltre l’autofinanziamento (e quindi ai prestiti con diritto di riscatto), sta alla squadra trovare al suo interno le forze per emergere. La classifica ora dice 10° posto, Europa a -2, ma anche un percorso lungo per riguadagnare la fiducia dell’ambiente.

TABU’ TRASFERTA. Intanto, ci sarebbe da trovare il primo acuto in trasferta. Perché il prossimo esame si chiama Milan, a San Siro, e perché dopo la tappa del Boxing Day al Franchi contro il Parma si chiuderà il 2018 a Marassi contro il Genoa di Prandelli. I viola di Pioli non vincono fuori casa dal 6 maggio scorso, ovvero dal 3-2… proprio a Marassi contro i rossoblu. Tre tappe importanti in una settimana, prima fermata a San Siro. Dove c’è da vendicare un clamoroso 5-1 incassato a maggio. Già tornare con prestazioni e punti contro Gattuso darebbe morale e slancio in un momento ancora complicato. Oltre che convinzioni per provare ad uscire dal lungo letargo autunnale.

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