Al tecnico gigliato si muovono sempre molte critiche, ma non si può non apprezzare l’atteggiamento della Fiorentina contro una delle squadre più forti del campionato
La delusione per la beffa di San Siro è ancora cocente. Vedere sfuggire una vittoria e tornare a casa addirittura con zero punti quando fino all’87’ la Fiorentina era meritatamente in vantaggio fa davvero male, e lo farà ancora per molto. Tuttavia, ciò che si è visto ieri al Meazza lascia in eredità anche sensazioni positive sulla stagione che per i viola è appena iniziata.
COSA È CAMBIATO. La differenza di mentalità rispetto alla stessa sfida di 2 mesi fa, quando i viola praticamente rinunciarono a giocare piazzando il classico ‘pullman’ davanti alla porta, è stata lampante. La Fiorentina ha ovviamente subito le sortite dell’Inter e spesso ha giocato di rimessa, ma il baricentro in campo non è mai stato troppo schiacciato sulla linea di porta, con diversi tentativi di quella pressione offensiva già vista contro il Torino. Inoltre, soprattutto grazie all’innesto di Bonaventura (Amrabat è ancora da valutare), rispetto all’anno scorso la qualità media delle giocate viola si è alzata, sia nella gestione delle ripartenze che nella costruzione dal basso (sebbene permangano i tanti errori, spesso banali, in disimpegno, che possono costare molto caro). Certo, il possesso palla a fine partita recita 63% Inter e 37% Fiorentina, ma come sappiamo non è una statistica determinante per valutare se una squadra abbia giocato bene o male. Anche perché Chiesa e compagni sono stati per gran parte del match in vantaggio, il che ovviamente obbligava i nerazzurri a dover fare la partita.
CAMBI A CONFRONTO. L’analisi più ingenerosa arriva quando si parla delle sostituzioni. L’alibi di Iachini è il cambio di Chiesa, che stava giocando una delle sue migliori partite dell’ultimo anno e mezzo, uscito per problemi fisici e non per scelta tecnica. Discutibile la scelta di sostituire Ribery all’83’, evidentemente stanco ma vero e proprio faro del gioco della Fiorentina. Anche da fermo. Disastroso l’ingresso di Vlahovic, malino anche Borja Valero, ma qui le colpe di Iachini si vedono solo in parte, perché erano sostituzioni sulla carta logiche per il momento della partita e per la condizione precaria dei sostituiti (soprattutto Bonaventura). Tuttavia, la vera differenza sui cambi, più che le scelte della Fiorentina, l’hanno fatta la panchina dell’Inter e la regola delle cinque sostituzioni. Potersi permettere di schierare nella ripresa nell’ordine Hakimi, Sensi, Vidal, Nainggolan e Sanchez è un lusso pazzesco. Che ovviamente ha cambiato l’inerzia della sfida.
TEST RANIERI. E qui poco ci può fare Iachini, al quale oggi in realtà vanno fatti più applausi che critiche. Perché la Fiorentina a Milano ha dimostrato di avere idee precise e intraprendenza, tutto ciò che l’anno scorso non si era visto. La sfida con la Sampdoria sarà ancor più interessante, perché vedremo la Fiorentina obbligata a fare la partita e non subirla. In realtà anche contro il Torino, soprattutto nel secondo tempo, i viola hanno condotto i giochi, ma la squadra di Giampaolo manteneva una linea difensiva alta, anche se nella ripresa i granata sono stati costretti ad abbassarsi molto per l’incapacità di ripartire e la pressione dei viola. La squadra di Ranieri ha una filosofia classica italiana, fatta di baricentro basso e ripartenze. I viola dovranno dimostrare un passo avanti nel gioco anche contro una formazione brava a chiudersi.
Di
Marco Zanini