Tommaso Rubino, talento della Primavera della Fiorentina, racconta il legame con Galloppa, il debutto in prima squadra e il sogno scudetto
Tommaso Rubino, stella della Primavera viola che quest’anno ha esordito anche in prima squadra, si è raccontato in un’intervista a La Nazione. E non ha avuto dubbi nel definire quella attuale come la sua miglior stagione tra le undici fin qui vissute con la maglia viola: “Niente a che vedere nemmeno coi 30 gol che ho segnato due anni fa in Under 17“.
Anche lì l’allenatore era Galloppa: è la persona che le ha cambiato la vita?
“Sì, glielo ripeto tutti i giorni. Per me è stato fondamentale e gli voglio un sacco di bene. Sarò per sempre legato a lui, qualsiasi strada un giorno dovessimo prendere“.
Il cognome che porta sulle spalle è di quelli impegnativi: più uno stimolo o un peso?
“Si riferisce a mio padre, immagino (Raffaele Rubino è stato un bomber da oltre 150 gol in carriera, ndr). Beh, lui non mi ha mai messo pressione, anzi: mi ha sempre lasciato ibero di esprimermi, per questo devo solo dirgli grazie“.
Si è mai messo a riguardare qualche video delle sue partite?
“Eccome, anche se a lui non piace rivedersi. A me invece affascina studiarlo“.
Quanto lavoro c’è dietro al primo posto che avete ottenuto col successo di lunedì?
“A Roma l’ho decisa io ma dietro c’è stato un lavoro di squadra impressionante. E un primato meritato perché ci sono stati momenti in stagione in cui potevamo cadere ma siamo sempre rimasti uniti. Adesso che però siamo in testa avremo più pressioni“.
Lo scudetto Primavera qui manca dal 1983.
“Sì, abbiamo affisso nello spogliatoio la prima pagina de La Nazione che celebrava quel trofeo. Ad ora l’obiettivo arrivare alle finali ma… Non voglio dire altro, anche se avete capito“.
Chiarissimo. Anche perché per lei la maglia viola non è come le altre.
“È passione, vita. E per questo devo dire grazie a mio nonno, che anche quando vivevo a Novara (dove giocava il padre Raffaele, ndr) mi ha sempre trasmesso il suo amore per questi colori. E infatti quando sono tornato a vivere qui, ho iniziato ad andare allo stadio, in Fiesole“.
Sente un po’ la mancanza del gradoni della Curva?
“Un sacco. Ci andavo fino all’anno scorso, ma con Martinelli e Harder abbiamo già deciso che appena ci sarà occasione ci torneremo: troppo bello stare in quella bolgia“.
Qual è, da tifoso, la gara che porta nel cuore?
“Vi stupirà: dico l’ultimo match al Franchi con l’Inter, che ho visto dalla panchina: ho vissuto un’emozione che poche altre volte in vita mia ho provato“.
L’esordio a Genova.
“Non ci credo ancora. Appena il mister mi disse di entrare, mi sentii ghiacciare ma poi ho azzerato le emozioni e ho dato tutto. Ringrazierò per sempre mister Palladino per quell’opportunità: una persona unica, che mi ha fatto migliorare tanto“.
Di
Redazione LaViola.it