Qualcuno è rimasto sveglio tutta la notte, guardando l’orizzonte per non farsi scippare lo scudetto, mentre il traghetto attraversava il Tirreno destinazione Cagliari. Il sacrificio, purtroppo, fu vano. E non solo perché l’arbitro Mattei di Macerata ci mise il fischietto per annullare la rete di Graziani per una interferenza (?) di Bertoni sul portiere Corti. Il signor Pieri di Genova, infatti, a Catanzaro non ebbe dubbi nell’assegnare un rigore alla Juventus per un presunto fallo di mano di Celestini su tiro di Fanna. Una beffa. Per altri un furto. Per una città intera una ferita tutt’ora aperta che ancora oggi evoca spettri non lontani. Vicinissimi ogni volta che la Fiorentina si riaffaccia al Sant’Elia dove sotto il sole del 16 maggio 1982 Firenze vide evaporare il terzo scudetto.
Tornando al traghetto dei Cento Indomiti, non partì da Quarto e non aveva un nome altisonante come i vapori ‘Piemonte’ e ‘Lombardo’, ma semplicemente apparteneva più mestamente alla Tirrenia. Solo cento perché tanti erano i posti a disposizione di chi non aveva la possibilità di andare in aereo. Cento fedelissimi tra una marea che avrebbero voluto partecipare alla festa. Già, perché la fiducia nei ragazzi era tantissima, anche se alcune disavventure avrebbero dovuto mettere in guardia il manipolo a capo del Pompa. Uno dei due pullman fu costretto a fermarsi per una rottura, ma in qualche modo gli ultras riuscirono a raggiungere Civitavecchia e a imbarcarsi. Segnali che letti a distanza di tanti anni suonano come scricchiolii sinistri di un sogno che lentamente si dissolve trasformandosi in un incubo mai cancellato.
Neppure la delusione per la coppa Uefa sfumata ad Avellino nel 1990 sempre contro la Juventus fu vissuto con la stessa disperazione (sfociata poi in rabbia). No, perché «eravamo troppo convinti – ricorda Marzio Brazzini, uno dei Cento – che il calcio fosse un gioco senza ombre e senza macchie. E dove il migliore potesse alla fine trionfare». Sogni di una stagione che stata vivendo un epilogo troppo amaro per quanto aveva fatto vedere la Fiorentina, anche nel momento più difficile dell’infortunio di Antognoni.
Appena sbarcati a Cagliari il porto era diventato una sorta di Fiesole in trasferta perché dall’aeroporto si erano aggiunti gli altri sostenitori viola. Un lungo corteo fino al Sant’Elia, passando sotto l’albergo che ospitava i viola. Giocatori in strada per salutare e prendere energia da quei giovani indomiti. Il tutto sotto lo sguardo sospettoso dei cagliaritani, pronti a sostenere la propria squadra, ma soprattutto i colori bianconeri. Le prime avvisaglie appena entrati allo stadio, momenti di tensione sedati dal Pompa alla sua maniera. Da quel momento inizia la doppia partita tra l’isola e Catanzaro, con le radioline appiccicate all’orecchio fino all’interruzione ‘Scusa Ciotti, calcio di rigore per la Juventus…’, interruppe Ameri. «Tanto lo sapevo che andava a finire così..», il commento dello sconsolato Pampa, un altro dei Mirmidoni del Pompa.
Ma il peggio doveva ancora arrivare, come il viaggio di ritorno. Usciti dallo stadio la bolgia dei cagliaritani che festeggiavano salvezza e scudetto degli amici bianconeri. Un’odissea iniziata nel porto di Cagliari, passando per Arbatax, una tappa a sorpresa di una notte infinita. E sul molo sciarpe e bandiere bianconere per un’altra beffa, sulla rotta per Firenze.

Di
Redazione LaViola.it