Ci sono eventi, momenti ed attimi che ti rimangono impressi nella mente per anni, decenni o addirittura a vita. E di questi non ricordi soltanto il semplice dove eri e cosa facevi. Ma soprattutto sensazioni e sentimenti. A volte, chiudendo gli occhi, riesci anche a respirare gli stessi odori per rivivere quegli istanti. Il 20 ottobre 2013 è uno di questi. E l’addio di Giuseppe Rossi, perché stavolta sarà addio e non un arrivederci, porta via con se una parte di cuore che in fondo in fondo ci sperava ancora.
Giuseppe Rossi è di nuovo pronto a ripartire dalla Liga. Stavolta però per rimanerci, o quanto meno non con un biglietto di ritorno per Firenze già più o meno fissato. La sua ennesima risalita riprende da Vigo. Ancora col sorriso sulle labbra, e con un addio che per lui sa quasi di liberazione, e per Sousa anche. Le prossime ore saranno l’ultimo pregara con domande inerenti a Pepito per il tecnico viola, spesso scocciato nel rispondere a quesiti sul numero 22 viola, quasi come fosse uno qualunque e non uno degli ultimi fenomeni che Firenze ha visto giocare al pallone. Pepito non è uno come gli altri. Non lo è mai stato. Anche perché se fosse stato realmente uno come gli altri, dove per altri si intende perfettamente integro e in grado di sostenere 365 giorni l’anno di massimo sforzo con una salute muscolare e articolare di ferro, con grande probabilità, non lo avremmo visto neanche di striscio a Firenze. Ed in fondo va anche bene così.
Dal canto suo Pepito ci ha sperato e creduto che questa potesse essere l’ennesima risalita per dire, finalmente in maniera un po’ più duratura, che aveva ragione lui. Ma con Sousa non è mai esistito un rapporto sereno. E pepito ha sempre rappresentato un peso difficile da gestire per l’ex Basilea. Il portoghese nella prima parte di stagione scorsa viaggiava ai vertici del campionato e lottava per un’altra illusione: vincere lo scudetto alla Fiorentina. Allora era più un sogno che una chimera, dato il girone d’andata splendido e la concorrenza che arrancava. Ed in quel momento era pressoché impossibile esigere nelle condizioni di Rossi. Che infatti poi a Gennaio è stato costretto a migrare nell’ultima in classifica della Liga dove il miracolo collettivo non è riuscito. Mentre il Levante finiva in B, il sogno di Sousa era già ormai da mesi naufragato.
La vita continua. E dopo i litigi di fine matrimonio ecco la separazione. Il tentativo di continuare a salvare il salvabile è stato fatto, ma è finito nel naturale epilogo che questa situazione lasciava intendere. L’ennesima volontà di scalare il mondo è solo agli inizi per Rossi. In bocca al lupo Pepito. Firenze non dimenticherà mai quel 20 ottobre 2013 che è già storia. E della quale il nome Rossi farà parte in maniera indelebile.
Di
Redazione LaViola.it