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Rosalen Lopez: “Amo Firenze, ecco il mio lavoro con i portieri. Sportiello un talento”

Alejandro Rosalen Lopez - Prep.Portieri

Alejandro Rosalen Lopez, preparatore dei portieri della Fiorentina, ha parlato a Radio Bruno: “Ho giocato come portiere, ma ho avuto diversi problemi fisici alle ginocchia. Ho quindi iniziato a fare il preparatore a 24 anni, per arrivare in alto, dove non ero riuscito da giocatore. Ho iniziato da una squadra di Serie D della mia città, in Spagna. Ho iniziato a studiare, ho fatto il master e preso il patentino. Da lì sono andato al Valencia e ho iniziato a lavorare con loro, li conoscevo perché giocavo al Valencia. Poi sono andato in Ungheria, dove ho iniziato a creare il mio metodo. Lì ho lavorato con Sousa anche per sei mesi, poi andò via e io rimasi fino a fine campionato. Il mio idolo da bambino era Paco Buyo, ma era un pazzo: poi il portiere nel calcio di oggi deve essere il più sensato. Poi guardavo Canizares, Zubizarreta, Casillas.

L’arrivo alla Fiorentina? Mi contattò Macia. Neto mi deve qualcosa? Non mi deve dare niente, lui ha lavorato e io l’ho aiutato a tirar fuori quello che aveva. All’inizio lavorammo soprattutto sulla testa, sul farlo sentire importante e sicuro. Fargli superare le critiche. Deluso che sia andato alla Juve? Sì, ci sono rimasto di m…. Lavori due anni per far uscire il meglio da un portiere, e poi va così. Ora è andato al Valencia, nella mia squadra del cuore. Pensate il destino… In quella finale di Coppa Italia, rischiò di non giocare. Ma fu bravissimo perché sopportò il dolore e giocò con un dito rotto. Se consiglio gli allenatori sui portieri? Ogni giorno parliamo, la decisione finale è sempre dell’allenatore. Ma condividiamo tutto con gli allenatori, la pensiamo sempre allo stesso modo. Sono analisi continue e confronti continui. Cerchiamo poi sempre di stimolare i portieri con sfide e giochi interni. Durante la partita non do consigli, lascio il portiere tranquillo. Tutte le informazioni e i consigli li do durante la settimana e il giorno prima della partita, poi dopo la gara c’è una riunione tecnica. La cosa che mi fa arrabbiare di più, è quando c’è un rigore e abbiamo studiato il rigorista, che magari calcia l’80% delle volte da un lato. E poi il portiere cambia idea all’ultimo, e si tuffa dall’altro lato.

Tatarusanu? Lui e Neto erano numeri uno come professionisti oltre che come portieri. Così come Sportiello. Nonostante fossero in ballottaggio tra di loro, avevano un buon rapporto ed eravamo come una piccola famiglia. C’era sì una lotta per il posto, ma anche un’importante unità. Sepe? Sono cose sue, ha pagato per quell’errore. C’era sfiducia su Tatarusanu? Per me era un portiere forte prima di venire, ed è migliorato qui. È un professionista esemplare, sul quale dovevamo modificare delle cose anche per la sua fisionomia. Un uomo di 195 cm non può muoversi come uno più basso. Nella testa lui è un ’10’, è sempre tranquillo. Sia negli errori che nelle grandi parate. Sono molto contento del rendimento che ha avuto, l’anno scorso ha dato un grande contributo alla squadra, non solo con le parate. Ha sbagliato qualche rinvio, come tutti, ma ditemi un giocatore che tocca 50 palloni e non ne sbaglia nessuno…

Sportiello? È un portiere pronto mentalmente per giocare dal 1′. E’ un vero talento, vogliamo farlo notare al mondo. Stiamo lavorando su tutto per farlo migliorare, deve essere un portiere completo. A livello di parate, con i piedi, coperture, uno contro uno. Noi abbiamo piena fiducia nelle sue qualità, per un periodo non ha giocato. Lui ha una sfida, resta tra di noi: ma vogliamo che la vinca. Firenze è la mia seconda città, non sono innamorato solo della città, ma anche nella maniera in cui vivo Firenze. Sto molto bene qui, non penso al giorno in cui potrò andare via, anche se ho avuto e rifiutato delle offerte. Voglio godermela e stare a lungo qui”.

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