Il presidente giallorosso aveva promesso una presenza assidua, ma delega tutto da lontano. Rocco invece sta conquistando Firenze.
‘522 giorni senza Pallotta’, titola Il Corriere dello Sport. Il presidente giallorosso aveva promesso una presenza assidua in città, invece delega tutto da lontano. E il quotidiano fa il confronto con gli altri italo-americani di Serie A. Pallotta, Commisso, Saputo. James, Rocco e Joey. Tre italo-americani nel calcio di casa nostra, tre storie molto diverse che arrivano da molto lontano e finiscono molto vicino, nel raggio di quattrocento chilometri, tra Roma, Bologna e Firenze. Pallotta manca da Roma da più di 500 giorni, da quel 13 giugno 2018, quando lascia scuro in volto l’hotel abituale a piazza di Spagna dopo l’arresto di Luca Parnasi. Un colpo al cuore a lui e al progetto già tribolatissimo dello stadio a Tor di Valle.
ASSENZA. Non è ancora un fantasma dark tipo Belfagor, Pallotta, ma di questo passo rischia di diventarlo. Compare negli schermi immateriali dei suoi collaboratori per dettare nuove strategie, nuove cariche e nuovi rancori. Riunioni operative tra Boston e Londra, scortato dall’altro fantasma eminente, Franco Baldini. James è tornato in Italia solo come turista, per il resto si tiene alla larga da una città che non ha imparato ad amarlo, complice anche la sua difficoltà a farsi amare. Ci ha provato con i fatti, contradditori, ci ha provato con le parole, spesso smentite dai fatti, con le promesse, puntualmente inevase. Si è tuffato ovunque, in piscine e fontane, pur di farsi amare. Lo stadio, la sua grande frustrazione. Il nuovo latita, il vecchio gli vomita insulti. Abituati a presidenti onnipresenti come Viola e Sensi, la non presenza di Pallotta suona come scandalo.
ROCCO. Rocco Commisso è il suo esatto contrario. Settant’anni tra una settimana, vuole tutto e subito. Si presenta così ai suoi adoranti tifosi: «Chiamatemi Rocco!». E tutti a Firenze lo chiamano Rocco. A differenza di James, lui ama il calcio (ha giocato con discreti esiti). A differenza di James, lui c’è, eccome. Fa il pendolare tra New York e Firenze. A differenza di Pallotta, si concede al popolo. Va a spasso per il centro, centinaia di selfie con i tifosi. Si fa intervistare da chiunque. La città è genuflessa ai suoi piedi come a un nuovo Lorenzo il Magnifico.
PROMESSE. Una venerazione paragonabile solo a quella per Mario Cecchi Gori, il padre di Vittorio. Rimpiantissimo. Rocco corrisponde a tanto amore, non illude e per ora non delude. Ha promesso a un bambino malato del “Meyer” che non avrebbe ceduto Chiesa e non l’ha fatto, anche se la tentazione era forte e le offerte notevoli. Il suo motto è “Fast fast fast”. Insieme a “Grazie assai”, le sue frasi cult a Firenze. Come James, Rocco vuole lo stadio. Ma, comunicando genialmente più passione che business, più amore per Firenze che ritorno per Boston. Intanto ha già comprato, a Bagno a Ripoli, il terreno per costruire il primo centro sportivo della Fiorentina. Ruspe già al lavoro.
CHE PASSIONE. Classico self made man all’italiana, palate di soldi e secchi di passione, un risultato l’ha già ottenuto Commisso: l’entusiasmo, precipitato ai minimi storici con i Della Valle, è tornato alle stelle. Lui c’è e, quando non c’è, ha il suo alter ego, Joe Barone, braccio destro e sinistro, spassoso e capace. Onnipresente al suo fianco il figlio di Rocco, Joseph, Giuseppe ormai per tutti. Si sussurra di una sua forte simpatia per una ragazza locale, per dire a che punto sia il processo d’integrazione dei Commisso nella città dei Medici.
BOLOGNA. Decisamente più sobrio nello stile e nell’approccio il canadese Joey Saputo. Entrato al Bologna nella cordata americana ispirata da Joe Tacopina, un anno dopo, 2015, resta solo al comando. Ricco almeno quanto Commisso, Joey sceglie la strada dell’oculatezza e dei piccoli passi. Spedisce il primogenito Luca sotto le Due Torri a studiare il calcio italiano, ma capisce in fretta che la faccenda è scabrosa, più complessa del previsto, e c’è bisogno di una leadership forte, la sua. Già patron del Montreal, si sta innamorando del Bologna. Presenza sempre più costante (già quattro volte allo stadio dall’inizio di questa stagione), soprattutto nei momenti difficili.
Di
Redazione LaViola.it