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Rocco è ricco, la Fiorentina no. Mannaia Covid. Per le infrastrutture ‘i soldi non sono un problema’. Per le regole del FPF sì

Commisso è ricco, la Fiorentina no. Mannaia Covid sui conti. Per le infrastrutture ‘i soldi non sono un problema’. Per le regole del Fair play finanziario sì

Non vi aspettate che butteremo via i soldi”. Lo ha ribadito, ancora una volta, Rocco Commisso. Il mantra è sempre lo stesso nelle ultime settimane. Stavolta senza entrare troppo nel merito dei bilanci e dei conti della Fiorentina, a differenza di come amava fare la gestione precedente, sottolineando però che in questo momento il mondo è alle prese con una pandemia globale che ha provocato perdite ingenti a tutti i settori dell’economia.

ROCCO E’ RICCO, LA FIORENTINA NO. Il messaggio che Commisso va ripetendo da mesi è sempre lo stesso. Che era valido anche prima del coronavirus: “Io sono ricco, il club no”. Non è più il tempo dei Moratti, o dei Cecchi Gori. Le regole del calcio sono cambiate. Commisso è secondo Forbes, al 115° posto degli uomini più ricchi d’America con un patrimonio stimato in 5,5 miliardi di dollari. Ma la Fiorentina fattura sempre i soliti soldi. E non può investire troppo di più rispetto a quello che incassa.

I SOLDI NON SONO UN PROBLEMA. Spesso e volentieri quell’uscita ‘i soldi non sono un problema’ viene utilizzata dai più scettici per sottolineare che a quel proclama non sono poi corrisposti i fatti, ed è dunque giusto tornarci sopra. La Fiorentina fatturava circa 100 milioni di euro sotto la gestione Della Valle. Con picchi di poco superiori o inferiori a seconda delle entrate dalle coppe europee. Ricavi sui cui Commisso, invece, non ha potuto contare vista la situazione ereditata un anno fa. I costi di gestione, è vero, erano bassi dopo l’operazione di taglio operata da Corvino rispetto ai monte ingaggi degli anni di Pradè-Montella, ma va dato atto a Commisso di aver innalzato di gran lunga il monte ingaggi e di aver investito 70 milioni di euro sul mercato invernale. Cosa che nessuno aveva mai fatto prima. Nelle casse viola sono entrati svariati milioni di sponsorizzazione da Mediacom. Ma col coronavirus il fatturato è crollato a circa 80 milioni (come detto dallo stesso Commisso qualche settimana fa). I soldi non sono un problema, i ricavi sì.

FAIR PLAY. E piaccia o meno, con le maglie del fair play finanziario che saranno allentate dall’Uefa per via della crisi mondiale, i paletti devono essere rispettati. E’ vero che la Fiorentina non fa le coppe, e sarebbe dunque più libera di potersi indebitare, ma l’ambizione di entrarci, in Europa, c’è. E Commisso non ha alcuna intenzione di esporre la Fiorentina a bagni di sangue.

INFRASTRUTTURE. Discorso diverso per quanto riguarda le infrastrutture. Su questo fronte Commisso potrebbe spendere quanto vuole. E gli investimenti sarebbero messi a bilancio come patrimonio del club. Nell’immediato non darebbero grandi ricavi, ma farebbero schizzare verso l’alto la patrimonialità della Fiorentina. Di conseguenza potrebbero aumentare gli investimenti anche su cartellini e monte ingaggi.

USCITE. Alla rosa attuale, per rispettare almeno in parte i piani di scalata al calcio che aveva sventolato Commisso, servirebbero almeno un paio di innesti importanti. Una punta, e un grande centrocampista. Anche se forse, il vero problema, sta nel fatto che siano stati spesi soldi per Cutrone e altri elementi che quelle garanzie non le hanno date (fin qui). E per mantenere i conti in equilibrio servirebbero delle uscite. Nessun club fa acquisti senza cedere. A meno che tu non ti chiami Manchester United, Real Madrid o altri colossi. E fin qui non è uscito praticamente nessuno. Per assenza di offerte importanti, certo, ma anche perché la Fiorentina non ha voluto svendere nessuno.  In tempi recenti le cessioni venivano prima di tutto. Poi si poteva pensare, eventualmente, a come reinvestire quei soldi. Lo scenario è cambiato. I parametri economici, che oggi sono una priorità del mondo del calcio, sono invece più o meno gli stessi.

PAZIENZA. Il problema, insomma, non è la volontà di Commisso di investire milioni sul mercato. Ma l’impossibilità di farlo. Almeno adesso. A meno che non si sblocchino gli iter sulle infrastrutture per cui, a differenza della precedente gestione, ci sono già progetti e soldi a disposizione. O a meno che la Fiorentina non riesca da subito ad entrare nel giro della Champions. Unico modo per avere entrate economiche massicce e certe. Ma per arrivare a tali livelli serve tempo. Salvo exploit. Commisso lo ha sempre detto. Errori ne sono stati commessi. Da Commisso che forse ha alzato troppo i toni nei suoi primi giorni e mesi di avventura fiorentina, e da Pradè che ha dovuto allestire da zero una rosa sperperando qualche milione di troppo. La buona fede c’è. La voglia di crescere anche. E ci vorrà ancora un po’ di pazienza.

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