Gabriel: “Sarei lusingato, ho visto l’entusiasmo straordinario per l’arrivo di Commisso. Sta per iniziare una bellissima avventura”.
Una bomba mediatica dal retrogusto dolcissimo per Firenze. La nuova Fiorentina starebbe seriamente immaginando di riportare dentro Gabriel Batistuta, a 19 anni dal suo addio viola. Oggi è un brizzolato cinquantenne con tanta voglia di restituire al pallone almeno una porzione di quanto ha ricevuto. Nel suo personale dizionario dei sinonimi calcio significa Firenze. L’amore per la città ed i suoi colori è conclamato. Così scrive La Nazione.
‘SAREI LUSINGATO’. Quando si è sparsa la notizia di un interessamento di Rocco Commisso per Batistuta lui ha risposto così: “Se davvero la Fiorentina pensasse a me sarei lusingato e molto felice – ha detto a Lady Radio– Sapete quello che rappresentano per me Firenze e la maglia viola. In questi giorni ho visto un entusiasmo straordinario per l’arrivo del presidente Rocco Commisso. Credo che stia per iniziare una bellissima avventura per la nuova società viola”. Gabriel è rimasto colpito dall’accoglienza che la sua città ha riservato a Rocco e dalla formidabile voglia di ripartire verso destini migliori. E’ rimasto favorevolmente impressionato anche dalla carica del nuovo patron e dal suo approccio con il mondo viola.
RUOLO. Il nodo da sciogliere, però, adesso è la possibile collocazione del Re Leone nell’organigramma viola. Ci saranno dei contatti nei prossimi giorni, le parti dovranno vedersi e sviluppare quella che ad oggi resta un’idea molto bella, ma non ancora tradotta nella realtà. Gli scenari sono molteplici: per Gabriel potrebbe esserci un incarico operativo a Firenze in seno alla società o magari, invece, una veste di ambasciatore nelle “Americhe”. In questo caso le competenze tecniche si affiancherebbero a quelle diplomatiche: Batistuta in Argentina, e in più in generale in tutta l’America latina, gode di una fama assoluta e anche di tanta credibilità. Pure negli Stati Uniti il suo nome è una garanzia. Di sicuro Rocco e Gabriel sembrano parlare la stessa lingua nel calcio e nella vita: uomini che non sono nati fuoriclasse, ma che hanno raggiunto il tetto del mondo attraverso sacrifici pesanti.

Di
Redazione LaViola.it