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Rivoluzioni a confronto: 2012 vs 2017, spese e monte ingaggi. E il ruolo dei Della Valle…

‘Rivoluzione totale’. Un’insegna che ha caratterizzato l’estate viola. Un po’ come tornare indietro di cinque anni. Dal 2012 al 2017, la voglia di dare un taglio netto al passato ed iniziare un nuovo ciclo. Con premesse a tratti simili, ma per certi versi profondamente differenti. E risultati che, dopo i primi mesi, non sono lontanamente paragonabili. La Fiorentina di Montella, a novembre 2012, dopo 13 giornate aveva 27 punti. Ben 10 rispetto alla Viola attuale. Ventisette punti e 3° posto insieme al Napoli, la voglia di stupire e conquistare tutti. Entusiasmo e carica di tutto l’ambiente dopo due annate molto buie, soprattutto un’idea precisa di gioco. E capacità di fare calcio a 360°.

Si passò, in quella turbolenta estate 2012 (quella delle Pernici a Moena, tra l’altro) da Corvino a Pradé. Cinque anni dopo, il percorso inverso con il dg di Vernole chiamato a fare ‘piazza pulita’ del vecchio ciclo. E con Pradé che adesso, con un pizzico di nostalgia, è preso a modello per la sua Sampdoria che continua a volare in campionato. Una differenza di fondo ha però condizionato le due rivoluzioni viola: il ruolo dei Della Valle.
ADV, nel 2012, era tornato molto vicino alla squadra, dopo diversi confronti con parte della tifoseria. Nella memoria l’esultanza alla prima di campionato contro l’Udinese, con camicia sudata per la doppietta di Jovetic. E poi la passione, la grinta e la carica del patron giornata dopo giornata. L’attualità, invece, racconta di ‘passi indietro’, ‘avvoltoi’, comunicati di cessione e un silenzio assordante. Una squadra lasciata ‘ai manager’, senza confronto con la città o tentativi di coinvolgimento della piazza.

Da queste premesse si passa poi ai soldi. Ben 70 i milioni spesi da Corvino in estate per ricostruire la nuova Fiorentina. Al netto delle partenze dei noti Bernardeschi, Vecino, Borja Valero, Kalinic, Ilicic, Gonzalo Rodriguez, per oltre 100 milioni di euro. Intorno ad Astori, Badelj e Chiesa, più Saponara e Sportiello (arrivati nello scorso gennaio), è stata costruita la nuova rosa. Spendendo, appunto, circa 70 milioni. Non pochi, comunque, visto che finora (sebbene il bilancio sia parziale, ad un terzo della stagione) la resa sul campo è stata molto limitata. E per larghi tratti deludente. Settanta milioni per Vitor Hugo, Milenkovic, Bruno Gaspar, Laurini, Biraghi, Pezzella, Veretout, Benassi, Eysseric, Gil Dias, Zekhnini, Thereau, Lo Faso, Simeone più i giovani Graiciar, Hristov e Vlahovic. Se a questi si aggiungono i milioni spesi un anno prima per Maxi Olivera, Cristoforo, Sanchez più i giovani Dragowski e Diks (circa 15 milioni totali), la frittata è completa.

Le prestazioni complessive – e dei singoli – sono sotto gli occhi di tutti. Ma nell’estate 2012 quanto spese il duo Pradè-Macia per allestire una Fiorentina che poi stupì il calcio italiano? Meno di 25 milioni di euro. Quasi un terzo rispetto alla scorsa estate. Furono confermati, rispetto all’annata Mihajlovic-Delio Rossi, Neto, Pasqual, Cassani, Ljajic, Jovetic, Romulo, Olivera e il giovane Seferovic. Arrivarono, in quell’estate, Borja Valero e Gonzalo (per circa 9 milioni totali), Mati Fernandez (3 milioni), Tomovic (prestito, per un’operazione da poco più di 4 milioni tra successiva comproprietà e riscatto), Cuadrado (prestito oneroso più diritto di riscatto per la comproprietà), Aquilani (a prezzo di saldo), El Hamdaoui, Hegazy, Migliaccio, Llama, Della Rocca, Viviano (prestito) più il riscatto di Cassani (circa 3 milioni) e l’acquisto di Savic nell’affare Nastasic con il Manchester City. Più Pizarro, Roncaglia e Toni a titolo gratuito.

Tanti giocatori che fecero poi la differenza a partire da quella stagione 2012/2013, ed anche qualche meteora che lasciò poi Firenze poco dopo. Con lo ‘smacco’ di Berbatov che segnò il finale di mercato. A gennaio arrivarono poi Giuseppe Rossi, Vecino, Wolski, Sissoko, Compper e Larrondo per circa 17 milioni di euro. Da lì poi l’inizio del ciclo Montella, e grazie alla prima ottima annata arrivarono investimenti pesanti su Gomez, Cuadrado, Ilicic e gli altri, anche per il monte ingaggi che iniziò a lievitare. Di contro furono ‘sacrificati’ Jovetic e Ljajic.

A proposito di monte ingaggi (altra voce calda in tema di bilanci), quali le differenze tra il 2012 e il 2017? Poche centinaia di migliaia di euro, per quanto riguarda gli stipendi dei giocatori. Nel 2012 il mercato estivo si chiuse con una rosa da 38,8 milioni lordi di monte ingaggi, mentre adesso – con il fresco rinnovo di Chiesa a cifre vicine ai 2 milioni di euro netti a stagione – il monte ingaggi viola è di circa 38 milioni di euro (fonte dati Gazzetta). All’inizio del ciclo Montella c’era Jovetic che guadagnava 2,5 milioni netti, Aquilani 1,7, Borja Valero 1,3, El Hamdaoui 1,1, Pasqual-Cassani-Mati Fernandez 1 milione. Con Pioli i più pagati sono Chiesa, poi Babacar (1,4 all’anno), Astori (1,3), Badelj (1,2), Benassi-Vitor Hugo-Sanchez-Saponara (tutti 1,1) e Simeone (1 milione).

Quali conclusioni trarre? Determinante la lontananza dei Della Valle, nelle dinamiche quotidiane e non solo: da una parte la voglia di investire, dall’altra un autofinanziamento puro. Poi la qualità dei soldi spesi sul mercato: a parità di monte ingaggi, e con molti meno milioni, nel 2012 fu allestita una squadra molto competitiva fin da subito, con anche giovani di prospettiva. A partire sì da due talenti offensivi, Jovetic-Ljajic, ma anche con difesa e centrocampo totalmente da rifare. Nell’ultima estate, invece, molti giovani e giovanissimi ma pochi punti di riferimento. E tanti giocatori, forse, inadatti per giocare a certi livelli. Infine la guida tecnica: Montella seppe dare fin da subito un gioco e una fisionomia di squadra, agevolato da giocatori esperti e di qualità; Pioli, per adesso, con il materiale a disposizione, ha saputo dare poco se non grinta, cuore e determinazione.

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