La rivoluzione che annuncia la proposta di legge del ministro Lotti sta nelle quattro righe che spiegano come si intende distribuire dalla prossima stagione il 20% dei diritti televisivi, cioè la nuova quota riservata al «radicamento sociale», oggi «bacini d’utenza», delle venti società di A. «… è determinata – recita il terzo comma dell’articolo 1 del pacchetto di disposizioni da inserire nella legge di bilancio 2018 – sulla base del pubblico di riferimento di ciascuna squadra, tenendo principalmente in considerazione il numero di spettatori paganti che hanno assistito dal vivo alle gare casalinghe disputate negli ultimi tre campionati». Per capire la portata rivoluzionaria di questo passaggio, basta confrontarlo con la ripartizione attuale: il 30% riservato ai bacini di utenza viene assegnato per il 5 alla popolazione residente e per il restante 25 con un criterio che mette insieme le ricerche degli istituti demoscopici e i dati Auditel sui tifosi. Tanto per citare chi guadagna di più e chi meno, nella scorsa stagione alla Juventus è spettato circa il 26%, all’Empoli poco meno dello 0,6.
È evidente come eliminando i bacini e utilizzando solo i dati del botteghino, seppure per una quota dei ricavi totali inferiore (si scenderebbe dal 30 al 20%), di colpo si ridurrebbe il divario tra le grandi e le piccole. Magari non tanto con i toscani (peraltro oggi in Serie B), certamente con un club come, ad esempio, l’Atalanta, cui oggi spetta l’1,49% della quota riservata ai bacini di utenza, percentuale che aumenterebbe a poco meno del 4% sulla base delle circa ventimila presenze allo stadio che fanno registrare i nerazzurri di Gasperini. Mentre la percentuale spettante alla Juventus crollerebbe a meno del 9%. Impressionante.
ESEMPI Attenzione, le cifre vanno maneggiate con cura. Quelle relative alla stagione in corso, infatti, sono una proiezione finale sulla base della classifica attuale. Mentre quelle che genererebbe la riforma Lotti – ancora al di là da venire, deve innanzitutto ottenere l’ok del Parlamento – possiamo solo ipotizzarle. Anche perché non conosciamo ancora nel dettaglio i criteri attuativi, se, per dire, le presenze allo stadio saranno prese tout court, come sembra di capire, o valutate in relazione alla capienza dell’impianto. Ma non ci vuole molto a capire l’effetto benefico che produrrebbero le modifiche proposte dal ministro: i ricchi sarebbero un po’ meno ricchi, i poveri un po’ meno poveri. Col risultato «collaterale», sempre per citare le più illustri, che il primato della Juventus, ora forte di un «vantaggio» di trenta milioni sulla seconda, potrebbe essere insidiato da Inter e Milan. Mentre, scendendo a un livello di incassi inferiore, Roma e Napoli, che per risultati e affluenza da qualche stagione vanno praticamente a braccetto, continuerebbero a guadagnare più di Fiorentina e Torino, ma non i circa venti milioni di oggi.
FILOSOFIA Insomma, eccolo l’affondo del ministro Lotti, il grimaldello con cui intende modificare la legge Melandri, la scelta di renderla più, se si può dire, «paritaria». La filosofia, del resto, era nota da mesi (motivo per cui la prima scelta del ministro, anche questa ormai arcinota, è alzare la quota uguale per tutti dal 40 al 50%): riequilibrare le risorse tra le venti società di A, cominciando innanzitutto a stringere la forbice tra la prima e l’ultima. Oggi, su questo dato, il confronto con la Premier League – che però distribuisce circa il 75% dei ricavi in parti uguali – è impietoso: qui siamo a un rapporto di più di quattro a uno fra vetta e coda (107-25 milioni di euro), mentre in Inghilterra l’ultima ha i due terzi dei soldi della prima (100 rispetto a 150 milioni di sterline).
MENO STORIA Resterebbe invariata la quota riservata ai risultati sportivi (30%), ma cambierebbe il peso delle voci che la determinano: il 15% sulla base dei risultati e della classifica dell’ultimo campionato (oggi è il 5), il 10% dell’ultimo quinquennio (è il 15), il 5% per i risultati nazionali e internazionali conseguiti dal 1946 (oggi è il 10). Anche qui, meno storia e più attualità, quindi meno soldi per le grandi piazze. Passerà la rivoluzione di Lotti?
Di
Redazione LaViola.it