La Fiorentina riprende oggi gli allenamenti dopo il ko di Torino contro la Juventus. Due giorni di riposo concessi ai suoi da Paulo Sousa, il ritrovo al centro sportivo stavolta è meno banale del solito. Da valutare capitan Gonzalo Rodriguez, così come Borja Valero, verrà inserito anche il neo acquisto Salcedo, ma soprattutto c’è da cercare fin da subito quella scossa che in campo, sabato sera, non si è vista. Questione di approccio e di mordente, di una grinta che forse non è nelle corde dei singoli giocatori a disposizione di Sousa – più tecnici che fisici –, ma che comunque dovrebbe contraddistinguere una squadra che, a detta di tecnico, società e giocatori, dovrebbe trasmettere in campo l’identità della sua città. E Firenze, appunto, chiede questo. Al di là di una sconfitta che ci può stare, a Torino contro la Juve.
Perché dall’anno scorso di questi tempi, ad oggi, si è passati dal giorno alla notte. Con gli stessi giocatori, praticamente. Almeno nel suo nucleo centrale. È come se la squadra non fosse riuscita a resettare lo scorso girone di ritorno neanche al rientro dalle vacanze. Il gruppo si dichiara ancora unito, ma sul campo questo si è visto poco. Sei sconfitte di fila, tra amichevoli più o meno prestigiose e l’esordio in campionato, non hanno certo agevolato. Ma a questa squadra manca chiaramente il sorriso, quella spensieratezza e voglia di fare, quella carica che aveva contraddistinto l’inizio del ciclo Sousa. Manca positività, ed anche in parte dei tifosi si respira sempre più una strana aria di apatia, segno significativo in una città passionale come Firenze. Responsabilità dell’allenatore e dei giocatori stessi, oltre che della società: ora serve comunque il cambio di passo.
Perché sul campo, a Torino, si è vista per larghi tratti la ‘vecchia’ Fiorentina. Incapace di reagire, distratta in difesa, spesso impaurita persino nel cercare di imporre il proprio gioco. E con al suo interno piccoli/grandi casi da risolvereanche in chiave mercato. Con Rossi che, provato a lungo come titolare in estate, con anche buoni risultati – tra prima punta e partner di Kalinic – è stato fatto accomodare in panchina al primo test ufficiale, messo solo negli ultimi 10′. Ed il risultato è un Pepito sempre più perplesso sul suo ruolo con Sousa e di conseguenza sulla sua permanenza in viola. E poi Babacar, ancora sul piede di partenza ma ancora a disposizione dell’allenatore, anche se mai veramente integrato nel pre-campionato. Comunque, semmai destinato a mesto vice-Kalinic (con contratto da big, ricordiamolo). Dunque le voci ed il pressing giallorosso su Borja Valero, e la relativa volontà dello spagnolo di adeguare il contratto per legarsi a vita a Firenze. Il gioco delle parti, ma comunque una situazione da gestire e da risolvere. Così come andrà fatto con Ilicic, che guadagna un milione di euro e che già a suo tempo fece capire che, per restare in viola dopo l’ottima annata e mezzo, avrebbe bussato alla porta per un rinnovo a cifre quasi raddoppiate (e clausola rescissoria).
Insomma, Corvino ha nove giorni per completare il mercato, con un centrocampista e magari un esterno o una punta a seconda di qualche partenza. Sousa ha invece sei giorni per trovare la medicina giusta per la sua squadra. Perché al di là di intrecci economici e dinamiche di mercato, ora si è iniziato a fare sul serio, e deve essere il campo a parlare. E a dire se la strategia di tenere il gruppo storico, che da febbraio era crollato senza saper reagire, può essere stata giusta. Serve ritrovare le vecchie alchimie, anche vecchie certezze pur nelle varianti su cui Sousa e il gruppo stanno lavorando.
La prima e più evidente (e già funzionale) è quella di Kalinic, le altre devono essere ritrovate in fretta. E da sciogliere c’è anche l’inghippo modulo, tra una volontà di avere esterni alti di qualità (due per parte) e i tanti trequartisti e seconde punte presenti in rosa. A seconda delle scelte, restano fuori 2-3 giocatori che si sentono titolari, e al momento questo rappresenta un lusso per la Fiorentina.
Serve la scintilla, e all’orizzonte c’è (forse) la migliore occasione possibile. Sempre il campo. L’esordio in casa. Un evento che può smuovere dentro qualcosa di speciale. Perché proprio da dentro, dalle corde emotive del carattere, si deve reagire. Esordio in casa, in un Franchi che nonostante i mugugni di parte dei tifosi si presenterà pieno o quasi. Davanti alla storia viola, quella lunga 90 anni da celebrare senza se e senza ma, per chi ama la maglia viola con un attaccamento religioso. Tutti (o quasi) i big, gli idoli di una vita viola insieme al Franchi, i tifosi senz’altro non faranno mancare la loro parte anche in un momento particolare. Da tutto questo Sousa dovrà trasmettere la carica e la forza necessaria ai giocatori, dovrà riuscire a toccare le corde giuste, come fece un anno fa. Andando a colpire anche l’orgoglio, di chi oggi viene sottovalutato e non accreditato per un posto in alta classifica da critica e tifosi. Domenica l’occasione giusta, pur con avversario molto ostico come l’organizzato Chievo di Dainelli, Gobbi e compagni. Ma l’atteggiamento dovrà essere quello grintoso e combattivo che Firenze chiede. Proprio nel giorno della festa, di Firenze e della Fiorentina. Fallire, con il Chievo, di fronte ai tifosi vogliosi di festa ed anche con la presenza al gran completo della proprietà e della storia viola in tribuna al Franchi, vorrebbe dire entrare in un vortice non facile da gestire.
Di
Gianni Ceccarelli