Il Corriere dello Sport-Stadio riassume la posizione della Federazione in merito alla ripartenza del calcio italiano e Gravina risponde a Malagò
Gabriele Gravina non ha gradito le accuse al suo operato espresse dal presidente del Coni Giovanni Malagò, nell’intervista al Corriere dello Sport-Stadio. E gliel’ha detto con tutti i suoi argomenti nei venti minuti di colloquio.
La strategia della Figc continuerà a ruotare attorno a tre punti fermi. Primo: quando il governo riapre il Paese, il calcio riparte. Secondo: si riparte insieme con le altre federazioni europee. Terzo: i campionati si portano a termine, anche se si trattasse di giocarli in autunno.
Per questo Gravina ha respinto al mittente le accuse di indeterminatezza sui tempi e sui piani. L’unico riferimento oggettivo è la data del 4 maggio come probabile fine del lockdown.
Se la previsione sarà rispettata, ha detto il presidente della Figc, facciamo tre-quattro settimane di ritiro e di controlli sanitari e il primo giugno si parte, per finire a metà luglio. Se il governo pospone la riapertura di quindici giorni, il campionato slitta e si adegua alle norme.
Questo nel pensiero del capo del calcio italiano è realismo, non indeterminatezza. E soprattutto rispetto delle norme. Certo, altre federazioni si sono orientate diversamente e hanno cancellato i campionati. Ma adesso, avrebbe ammonito Gravina, vedrai che conflitti che si aprono. La dimissione dei presidenti del volley ne sarebbe a suo giudizio solo l’antipasto. Se io avessi riunito il consiglio federale e bloccato i campionati con un atto d’imperio, avrei commesso un abuso di potere. Lo riporta il Corriere dello Sport-Stadio.
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Redazione LaViola.it