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Ripartenza, i nodi degli arbitri: molti hanno altri lavori. E la Var…

Il protocollo dei fischietti è diverso da quello delle squadre, per provare a ricominciare la Serie A. E c’è l’ipotesi di ripartire senza tecnologia

Ritrovo il 24 maggio a Coverciano o Roma-Acqua Acetosa; sei giorni di test, i primi tre medici, i secondi fisici; rientro alle proprie abitazioni per raggiungere poi la sede della gara, privilegiando i mezzi propri. E’ l’idea di massima sulla ripresa degli arbitri italiani in vista della ripartenza del campionato. C’è poi la questione VAR: salette sanificate all’ozono, guanti e mascherine, divisori in plexiglas, ma anche la possibilità che si riparta senza (e qualcuno è pronto a scommettere che sarà così). Insomma, questo sarebbe il piano dell’AIA, illustrato nelle ultime ore in call conference dal designatore Nicola Rizzoli ai suoi ragazzi, scrive Il Corriere dello Sport.

RIPARTENZA. Non mancano le criticità e i punti deboli, ecco perché nell’ambiente arbitrale in molti pensano che verranno apportate parecchie modifiche. Il gruppo arbitrale, 65 persone in tutto (21 arbitri, 4 VAR Pro, 40 guardalinee: gli osservatori possono tranquillamente fare tutto da casa) si dovrebbe ritrovare il 24 maggio, come fosse il raduno che solitamente in estate si svolge nell’eremo di Sportilia. Fino a quel giorno, e a partire dal 4 maggio, la preparazione fisica, gradualmente anche nei poli di allenamento, ed una serie di videolezioni (anche su app) per riaccendere l’occhio e la testa, con tanto di test (tipo quelli che studiò Collina, prima da designatore di serie A, poi della Uefa, ad esempio per gli assistenti sui fuorigioco). Gli arbitri in questi giorni si sono arrangiati: chi nella strada chiusa dietro casa, chi nel giardino del condominio, chi al mattino presto per evitare il controllo. Questo raduno-bis si dovrebbe svolgere a Coverciano (ma c’è il problema che al momento il centro alle porte di Firenze ospita i pazienti Covid) o all’Acqua Acetosa a Roma.

TEST. Nei primi tre giorni, test medici ma soprattutto tampone e test sierologico, inizialmente il gruppo sarà diviso, massimo due persone (così sarà la dislocazione nelle camere) e momenti conviviali ridotti all’osso. Poi “apertura” per allenamento e pasti. Gli altri tre giorni serviranno per i test atletici di idoneità. Il problema arriva dopo i saluti. Al momento, ognuno dovrebbe far rientro alle proprie abitazioni. In molti (soprattutto gli assistenti) durante la settimana lavorano e quando le attività ripartiranno sarà difficile avere nuovi permessi. E fra i lavori, tanti sono a contatto con il pubblico. In soldoni: sarebbero proprio gli arbitri la categoria più a rischio, per se stessi e per gli altri, il rientro ai propri domicili e alla vita di tutti i giorni, vanificherebbe tamponi e test sierologici. L’alternativa è creare un ritiro blindato anche per tutto il gruppo arbitrale, servirebbero però risorse economiche per indennizzare direttori di gara e assistenti (che non guadagnano come i calciatori). 

DUBBIO VAR. Arbitri a rischio eppure il presidente dell’AIA, Nicchi, ha detto che è pronto a ripartire senza VAR, visto il problema contagio (secondo lui) si potrebbe creare soprattutto con le persone (tecnici compresi) chiuse nel VOR (Video Operation Room). A parte che con gli stadi vuoti, di spazi a disposizione dove posizionare VAR, AVAR e tecnici ce ne sarebbero a iosa (pensate ad esempio ad una tribuna stampa), sarebbe anche pericoloso modificare una regola in corsa. Senza considerare cosa succederebbe se un gol irregolare, un rigore che non c’è, un episodio errato facilmente leggibile con l’auto della tecnologia, decidesse questo campionato così tormentato. Al momento, comunque, la situazione sarebbe questa: sì al VAR, con salette sanificate all’ozono ogni volta, mascherine e guanti per tutti. Decisivi saranno gli spostamenti, l’ordine è quello di privilegiare mezzi propri e non viaggiare in gruppo. Ma ci sono destinazioni (Cagliari su tutte) per le quali servirà l’aereo: voli charter privati o ci si appoggerà alla società ospitata?   

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