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Rassegna Stampa

Riganò: “Batistuta mi chiamò ‘bomber’, abito dietro la Fiesole. Ora mi alzo alle 6.30 e faccio il muratore”

L’ex centravanti viola è rimasto a Firenze, legatissimo alla città: “Fare il muratore insegna a guadagnarsi il pane onestamente”

Su La Nazione intervista a Christian Riganò, che ripercorre alcune tappe alla Fiorentina. A partire dalla prima chiamata di Giovanni Galli: «Mi chiese se fossi interessato a venire a Firenze. Non ci pensai un attimo. Nonostante tutti mi dicessero che ero pazzo». Perché? «Mi dicevano: “Hai fatto 27 gol in C1 e ora vai in C2”. Io feci un ragionamento diverso. E’ Firenze, c’è un imprenditore serio, un progetto di rinascita. Ho 28 anni e magari se mi va bene in tre arrivo in A. Ne bastarono due».

Fu amore a prima vista? «Sto qua da 23 anni. Non mi sono mosso mai, abito dietro la curva Fiesole. È una città a misura d’uomo. Meravigliosa, piccola, vivace. Più di così…». Ma resta una città particolare. «Ricordo che arrivai in ritiro il 31 agosto. C’era il mitico Mario Ciuffi che mi mise subito la sciarpa viola al collo e mi chiese: “Sei gobbo?”. “No” risposi. E si cominciò. Debuttai col Castel di Sangro. Trentamila spettatori al Franchi. lo doppietta. Pazzesco».

E’ vero che Batistuta le chiese di promettergli che avrebbe riportato la Fiorentina in A? «Sì. Mi disse “Bomber, mi raccomando bomber…” Figuriamoci, lui che chiama me bomber…». E’ stato il più grande? «Senza dubbio. Poi a Firenze dopo Batigol ci sono stati Riga-gol, Gila-gol, Toni-gol... Ma quello che faceva lui non lo ha fatto più nessuno. Segnava di forza, di testa, in progressione».

Le piace il calcio di oggi? «Mi piaceva più una volta. Poi ogni anno se ne inventano una: e non c’è più il centravanti, e non c’è più il trequartista… Anche se fare gol era molto più difficile ai miei tempi. Oggi il Var vede tutto. Una volta gli attaccanti prendevano certe botte».

Appese le scarpette al chiodo si è rimesso a lavorare. Fa il muratore. «lo non ho mai smesso di lavorare. Il muratore lo facevo già a sedici anni, a undici invece aiutavo mio zio che aveva una pasticceria a Lipari. Era bellissima». A che ora si alza la mattina? «Alle sei e mezzo. E alle otto si comincia». Le piace ancora? «Certo, lo so fare. Mica potevo mettermi a fare il cameriere: mi sarebbe caduto tutto subito». Cosa le ha insegnato questo mestiere? «A guadagnarmi il pane onestamente. E poi a dare il giusto valore ai soldi. Ho giocato poco in serie A, ma quando ti arrivano 20-30mila euro al mese sai valutare meglio tutto».

Quell’abbraccio commosso con Mondonico per il ritorno in serie A alla fine della gara con il Perugia «Il ‘Mondo’… un uomo vero, anticonformista. Uno che prima della partita in pullman metteva “Gli spari sopra’ di Vasco Rossi. Ma dove lo ritrovi oggi un allenatore che quando vai in trasferta ad Avellino ti porta a visitare la reggia di Caserta, a Como ti offre lo spritz e il mercoledì nella lavanderia dello stadio invita tutti, magazziniere compreso, a far merenda con formaggio e salame…».

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