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Riecco Muriel, vecchio rimpianto. Un ‘esempio’ per i nuovi, ma in un calcio diverso

Sarà il colombiano a guidare l’attacco nerazzurro stasera contro la Fiorentina: lui sì che si integrò subito a gennaio. Ma c’era un impianto di gioco diverso

L’ultima che Atalanta e Fiorentina si sono incrociate a Bergamo in Coppa Italia, Luis Muriel non solo guidava l’attacco viola, ma rappresentava anche il giocatore più forte e in forma di quella formazione. Era il 2019 e il doppio incrocio metteva in palio la finalissima: un gol e un assist all’andata a Firenze a febbraio, con Pioli, la rete dell’illusorio vantaggio al ritorno a Bergamo con Montella. Ultimi sussulti viola di quel giocatore che, a suon di bacioni mandati ai tifosi, accese quell’ultima – controversa – stagione dell’Era Della Valle.

A MAGLIE INVERTITE. Stasera, sempre a Bergamo, Muriel giocherà a maglie invertite. Terminale offensivo principale di un’Atalanta che in questa stagione sta accusando qualche battuta a vuoto in più rispetto al passato, e che è reduce dal cocente 1-2 interno contro il Cagliari. Con Luis che, vista l’assenza di Zapata e la cessione di Piccoli a gennaio, rappresenta di fatto l’unica punta di ruolo per Gasperini. Un vecchio rimpianto, per la Fiorentina, che proprio nel passaggio di consegne tra i Della Valle e Commisso si vide ‘soffiare’ dall’Atalanta un giocatore capace di segnare 51 gol (più 17 assist) in 110 gare in nerazzurro.

QUEI BACIONI A FIRENZE. “Forse non è andata come avremmo voluto. Forse è finita nel modo più strano. Ma nessuno cancellerà mai dalla mia testa e dal mio cuore questi 5 mesi di Firenze. Di Viola. Di Fiorentina”, scrisse Muriel in una bella lettera dopo il suo addio. “Ci ho messo tutto me stesso, tra gol ed errori. Tra smorfie e bacioni. Ecco, quelli non me li dimenticherò mai. Così come il calore della gente che vive per la Fiorentina. Che soffre per la Fiorentina. E che spero con tutto il cuore possa tornare a sorridere prestissimo per le vittorie della Fiorentina. Grazie, perché mi avete fatto sentire a casa. Perché io e la mia famiglia ci siamo sentiti a casa. Perché porterò per sempre… un bacione, tutto mio, per Firenze”. Parole al miele che non cancellano un rapporto andato oltre i gol sul campo. Nove, i centri, più due assist, in 23 gare con i viola. La doppietta strepitosa contro la Samp al Franchi (con un gol da Fenomeno vero), la punizione spettacolare contro l’Inter, accelerazioni e magie.

IMPATTO STREPITOSO. Un impatto strepitoso, insomma. E proprio nei giorni in cui, a Firenze, si discute soprattutto sui tempi d’inserimento dei nuovi arrivi, beh, quello di Muriel fu senz’altro uno degli acquisti più azzeccati delle sessioni di mercato invernali degli ultimi anni (dopo Salah, certo). Chiaro, era un giocatore che già conosceva bene il calcio italiano (qui sbocciò tra Udinese e Sampdoria), ma veniva da mesi complicati e di scarso minutaggio al Siviglia. Eppure ebbe un impatto pazzesco. Con 8 gol e 2 assist nelle prime 11 partite. Ma non solo, perché con le sue giocate cambiò totalmente quella Fiorentina. Prima di finire, insieme alla squadra, in un tracollo che per poco non portò alla retrocessione.

UN ESEMPIO PER I NUOVI. Certo, era un calcio diverso. Sia quello di Pioli che, soprattutto, quello seguente di Montella. In uno stile di gioco del genere, dove non si cerca il predominio assoluto del gioco e dove si punta più sull’estro dei singoli che sulle sincronie nei movimenti di squadra, è senz’altro più facile integrarsi (lo si vede anche oggi con gli acquisti di Juve e Roma). Sono scelte. Italiano va in una direzione diversa, vede il calcio come una sinfonia di gruppo, dove ognuno deve fare alla perfezione certi movimenti per far rendere al massimo tutti gli altri. Basti pensare a ciò che chiede alle ‘catene’ sulle fasce (terzino-mezz’ala-ala), o al tridente offensivo, o sui cambi di gioco. Un lavoro che Italiano ha portato avanti fin da Moena e che piano piano, allenamento dopo allenamento, il gruppo ha iniziato a recepire. Non è un processo veloce, però ha portato grandi risultati, perché obiettivamente nessuno si aspettava ad inizio stagione, con un gruppo che per gran parte aveva deluso negli ultimi anni, di poter tornare subito a lottare per l’Europa. Ecco perché la via è quella giusta. Anche se, si sta vedendo, ci vuole tempo per integrare i vari Ikoné (titolare una sola volta nonostante si alleni con il gruppo da un mese e mezzo ormai), Piatek e Arthur Cabral. Deve accelerare il processo Italiano, devono recepire in fretta i nuovi arrivati. Così come fece Muriel. In un calcio diverso, è vero. Ma con un impatto che fu straordinario. Stasera, intanto, c’è da limitarlo ancora una volta. Come fatto nei quattro precedenti da ex, quando Luis è rimasto a secco. Per rialzarsi di nuovo e provare a regalarsi, chissà, una doppia semifinale contro Vlahovic e compagni.

 

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Un post condiviso da Luis Fernando Muriel Fruto (@luisfmuriel9)

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