Perle indelebili e pagine nere: è stato l’ultimo grande 10 della storia viola. Oggi incrocia l’ex compagno Italiano a Bucarest
Dopo di lui (quasi) il nulla. Certo, quel numero si è posato su altre spalle preziose. Basta pensare ad Aquilani, ma anche Bernardeschi e Castrovilli. Ragazzi di talento, per carità, ma lontani da chi ha reso la maglia numero 10 della Fiorentina un oggetto di culto. Da De Sisti a Rui Costa, passando per Roberto Baggio e (ovviamente) Giancarlo Antognoni. Campioni assoluti o, se preferite, fenomeni. Un club esclusivo, di cui Adrian Mutu merita senza dubbio di far parte. È stato lui, (il «Fenomeno», come lo chiamava la Fiesole) l’ultimo, grande, numero 10 viola. Così scrive il Corriere Fiorentino.
SOGNA DI TORNARE. Genio, sregolatezza, amore, odio e (soprattutto) gol. Tanti gol. In Italia, e in Europa: 69, tutto compreso, sparsi in 143 presenze nelle quali il rumeno ha regalato a Firenze momenti di puro godimento. Oggi sarà avversario, da tecnico della Rapid Bucarest. Padrone di casa nel triangolare con Fiorentina e Borussia Dortmund. «Allenare la Fiorentina è il mio sogno nel cassetto —aveva ammesso Mutu — ma vorrei diventare il tecnico viola quando sarò pronto al 100%, perché so cosa vuol dire la serie A. Ho avuto tanti tecnici importanti, tra cui Capello, Lippi e Malesani ma è Prandelli quello che mi ha ispirato di più: con lui ho un rapporto bellissimo e adesso che faccio l’allenatore gli do ragione su moltissime cose». Ovvio il riferimento a quando Cesare, non senza fatica, cercava di tenerlo sulla retta via, evitando che sprecasse il suo sconfinato talento.
PAGINE VIOLA. La tripletta a Marassi (da 3-0 a 3-3, decisiva per la Champions), la doppietta di Eindhoven contro il PSV per la qualificazione alla semifinale di Coppa Uefa. Tante perle nella mente. Poi anche pagine nere: lo scontro per la mancata cessione alla Roma, la squalifica per doping per la doppia positività nel gennaio del 2010, o l’esclusione dalla rosa un anno più tardi per aver abbandonato l’allenamento in anticipo. Fino al 20 marzo del 2011 quando, proprio contro i giallorossi, il Fenomeno segnò il suo ultimo gol in viola prima di chiudere la carriera tra Cesena, Ajaccio, Petrolul, Pune e Targu Mures.
L’AMICO ITALIANO. Oggi l’incrocio con Italiano, suo compagno al Verona. Magari il mister gli dirà che avrebbe bisogno come il pane di un 10 come lui che, partendo dall’esterno, segnava come un centravanti. Adrian sorriderà, continuando a sognare il giorno in cui, dalla panchina, tornerà a inchinarsi verso la curva.
Di
Redazione LaViola.it