Il campione francese Ribery ricorda la sua gioventù, e parla della fame calcistica che lo caratterizza ancora oggi a 36 anni
Lunga intervista del campione francese della Fiorentina Franck Ribery al Corriere Dello Sport: “Io sono vero. Non ho mai dimenticato le mie origini, da dove provengo. Conosco il significato della parola “difficoltà” perché è nelle difficoltà che sono cresciuto. Famiglia povera la mia, padre, madre, tre fratelli e una sorella. Mio padre ha smesso di lavorare quando sono diventato professionista e ho guadagnato i primi soldi veri. Lui non voleva, l’ho costretto. Poco cibo, spesso senza scarpe, calore umano. Ho nostalgia di quegli anni, della mia gente. Respiravamo l’amicizia, la solidarietà era un valore, sembrava tutto così semplice, bellissima atmosfera.
A sedici anni partii in auto con un amico che aveva la patente per andare a sostenere un provino ad Arles, terza divisione. Percorremmo oltre mille chilometri viaggiando anche di notte, il provino era alle tre del pomeriggio, arrivammo mezz’ora prima e scesi in campo senza nemmeno aver mangiato. Sacrificio, passione, difficoltà, fame. A trentasei anni ho ancora la stessa fame di allora. Oggi i ventenni vogliono arrivare in fretta, hanno troppe distrazioni, diciamo che con la mia esperienza spero di aiutarli a crescere”.
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Redazione LaViola.it