Per il fair play finanziario avere lo stadio di proprietà è indispensabile per aumentare spese e investimenti sui calciatori
Il “non so se si farà” di Commisso a domanda sullo stadio alla Mercafir non suona affatto bene, scrive Repubblica. Nè restyling nè Mercafir nè nulla? Certo è possibile. Ma cui prodest? Firenze perderebbe l’occasione che manca da 20 anni ma anche la nuova proprietà alle prese con la crisi della squadra rinuncerebbe a fare un salto nel futuro che appare ormai irrinunciabile.
E basta un numero a capirlo: nel 2017/2018 la Fiorentina ha fatturato circa 7 milioni di euro di ricavi da stadio, con un nuovo impianto sfruttato al massimo dal punto di vista commerciale potrebbe arrivare a moltiplicare per 5 o 6 quell’incasso.
E in ottica fair play finanziario lo aveva detto anche Joe Barone qualche giorno fa: “Il nuovo stadio è una struttura necessaria per il Fair play finanziario”. I club che partecipano alle coppe europee, infatti, sono obbligate a tenere sotto controllo le spese bilanciandole con le entrate, di modo da evitare crac e speculazioni. Quelle regole dicono ad esempio che gli stadi di proprietà, in grado di far aumentare gli introiti in maniera rilevante ( vedi Juventus in Italia), possono permettere alle squadre più investimenti in calciatori ad esempio. Più entrate da stadio più spese sul campo.
Il restyling del Franchi, invece, alle condizioni attuali non porterebbe a nulla per il club perché l’impianto è del Comune e non di proprietà. E non potrebbe dunque essere patrimonializzato. L’idea della società viola è di chiedere in quel caso un allungamento della concessione a 99 anni, stile Juve, di modo da iscrivere a bilancio un diritto quasi equivalente a quello di proprietà.
Di
Redazione LaViola.it