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Repubblica: sicurezza Venuti sogni e obiettivi di una vita in con la maglia viola

Venuti

Arrivato bambino nella Fiorentina, si è ritagliato un ruolo da protagonista Decisivo a Verona, vuole una maglia da titolare contro la Juventus

Testa e cuore, due componenti che contano sempre. Più di tutte. Chiedetelo a Lorenzo Venuti, “Lollo” per chi lo conosce e lo frequenta da più tempo. Un giocatore nato e cresciuto nel settore giovanile della Fiorentina, fin dall’età di nove anni. Era un bambino, militava nella formazione dei Pulcini e dovette sgomitare con tanti altri piccoli calciatori innamorati del pallone e all’inseguimento di un sogno così grande eppure così affascinante. Di strada ne ha fatta e a dirla tutta, ha dovuto anche girare per farsi le ossa tra piazze meno blasonate ma non per questo meno impegnative. Lo scrive la Repubblica.

Pescara, Benevento, Lecce. A Verona, nella serata del ritorno al successo della Fiorentina, ci ha messo del suo. Forse più di tutti. Ha salvato un gol già fatto tuffandosi sulla linea di porta e vanificando il tentativo di Lasagna. Poi si è involato sulla destra, ha saltato un uomo e ha messo a centro area per Bonaventura che è stato steso e così ha concesso a Vlahovic l’opportunità della massima punizione dal dischetto. Decisivo e concreto. Sempre legato ai colori viola, ormai cuciti sul cuore. Una storia unica, la sua. Cresce nel vivaio della Fiorentina e poi viene girato in prestito in B. Come col Benevento, società con la quale ottiene la prima storica promozione nella massima serie e poi, l’anno successivo, la prima salvezza. In mezzo a tutti questi prestiti, la grande occasione arriva a inizio della passata stagione con Montella in panchina.

Si ritrova un giocatore della Fiorentina, in prima squadra. Davanti a sé un campione come Franck Ribery che aveva potuto ammirare, dal vivo, in un’altra circostanza. Venuti era un ragazzino e faceva il raccattapalle in quella notte di Champions del 2010 così amara per il popolo viola. Il ritorno degli ottavi di finale contro il Bayern Monaco, la vittoria e la doppietta di Jovetic e quel gioiello ghiacciato di Robben che mandò in frantumi i sogni dei tifosi. E anche di Lollo, che poi con Prandelli allenatore di quella notte, quest’anno, avrebbe chiuso il cerchio del destino.

Tanta continuità e capacità di adattarsi sia a destra che a sinistra

Spesso l’ex allenatore l’ha preferito anche a chi, sulla sinistra, una volta sarebbe stato più in alto nelle gerarchie. Prandelli lo ha soprannominato ” Jorgensen” e Venuti ha sempre ringraziato. Non sarà un fenomeno, non incanterà con le sue progressioni o i suoi recuperi.

Eppure ci mette proprio quello che è mancato alla squadra viola in questa stagione: l’anima. L’ha messa anche a Verona, forse perché nessun altro come lui da tifoso viola può sentire la causa della salvezza. Per chi è nato e cresciuto con questi colori addosso (ed è toscano doc, di Montevarchi), il senso di appartenenza non è un dettaglio: è quel valore in più che può fare la differenza quando ti senti svuotato, abbattuto o disorientato.

Lottare per una giusta causa, per i tuoi tifosi, per chi come te crede in un sogno e decide di sgomitare per andare a prenderselo

Un anno e mezzo fa, tornato a Firenze per rimanerci, Venuti ha prolungato il contratto fino al 2024. Non è escluso che possa andare avanti ancora per un anno e rimanere anche in vista della programmazione futura. Anzi. Un giocatore come lui, duttile e animato da quello spirito di appartenenza alla maglia della Fiorentina, non può che essere funzionale. In campo e nello spogliatoio. Domenica tra l’altro ci sarà una gara che non passerà mai in secondo piano a Firenze: al Franchi arriva la Juventus.

All’andata, a Torino, i viola vinsero per 3-0 in una notte magica. Venuti giocò soltanto pochi minuti, nel finale al posto di Biraghi, quando ormai il risultato era stato acquisito. Stavolta però potrebbe ritrovarsi titolare. Senza tifosi sugli spalti ha tutto un altro sapore ma l’augurio è che presto si possano tornare a vivere, in presenza, gare come questa.

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