Buona l’alchimia tra l’allenatore e l’attaccante che spera di firmare presto il rinnovo del contratto
Secondo La Repubblica, Kean è un uomo in missione. Ha rifiutato valanghe di milioni provenienti dall’Arabia, non ha trovato un top club pronto a scommettere totalmente su di lui, ed allora è rimasto dove si sente a casa. Con il preciso compito di onorare la maglia giocando per quei tifosi che mai lo hanno deluso, anzi. Trattato da figlio, fratello, compagno, anche quando la vita fuori dal calcio gli ha presentato un momento molto duro. Il resto è fatto di alchimia. Quella scattata immediatamente con un tecnico come Pioli.
Palladino, giusto riconoscerglielo, aveva trovato le chiavi per arrivare a Kean. Il nuovo allenatore non è stato da meno: l’esperienza maturata negli anni, lo scudetto vinto, i rapporti con calciatori per altri difficilmente allenabili come Theo Hernandez o Leao, aver guidato uno come Cristiano Ronaldo. Conosce i meccanismi della mente dei campioni, sa quando spingere o quando lasciare andare. Ogni tanto qualcosa devi concedere per ottenere il massimo, in altri frangenti è necessario motivare. È la grande forza di un top come Carlo Ancelotti e da questo punto di vista il tecnico viola non gli è certo lontano. Poi c’è il campo. Ed il fronte d’attacco. Quello che lo scorso anno era totalmente appannaggio di Kean e che invece al momento lo vede dividere alcuni spazi con Dzeko. Edin ancora non è in forma ma è uomo troppo intelligente per pestare le stesse zolle di Kean. Che segue l’istinto, scatta in profondità, punta la porta, sfida il fuorigioco. Il bosniaco gli resta abbastanza lontano da non ingombrarlo cercando di pulire palloni ed agevolare inserimenti. Vede il calcio, conosce i tempi ed anche all’Inter si metteva a disposizione di uno come Lautaro Martinez. Non sempre sarà possibile vederli insieme con Gudmundsson alle spalle, ma la soluzione è la maggiormente provata durante tutta l’estate.

Di
Redazione LaViola.it