Il ciclo del tecnico a Firenze sta per esaurirsi. Doveva essere l’anno della consacrazione, invece rischia di diventare l’anno della ricostruzione
La Fiorentina si ferma qui, a un passo dalla sua seconda finale consecutiva di Coppa Italia. Come scrive Giuseppe Calabrese sulle pagine di Repubblica, l’errore è stato non chiuderla all’andata. Ma ormai è andata e non resta molto oltre le chiacchiere e l’amarezza. Ora rimangono solo il campionato e la Conference. In coppa la strada è più agevole. Il Club Brugge è avversario scomodo ma battibile, soprattutto per una squadra motivata e ambiziosa come la Fiorentina.
In campionato è più difficile, a meno che gli eventuali successi nelle coppe non aprano scenari adesso inimmaginabili. Si starà a vedere, intanto l’obiettivo è recuperare posizioni e rimettersi in corsa. I conti, in ogni caso, si faranno alla fine. Questa doveva essere la stagione del consolidamento, la Fiorentina aveva come unico obiettivo dichiarato quello di fare meglio dell’anno scorso e i margini ci sono ancora. Alzare la Conference, per esempio, sarebbe un bel modo di chiudere il ciclo di Italiano. Già, Italiano. A fine stagione se ne andrà. È ambizioso e ha capito che qui c’è ancora troppo da fare. E poi, come sospettano in molti, Commisso potrebbe anche decidere di vendere la società. In questo clima di incertezza è meglio voltare pagina. E come lui, probabilmente, anche qualche giocatore sta pensando la stessa cosa.
Insomma, doveva essere l’anno della consacrazione, invece rischia di diventare l’anno della ricostruzione. Tecnica e societaria. Anche per questo alzare una coppa sarebbe il modo migliore per chiudere ogni polemica. Un trofeo da consegnare alla storia e poi ognuno per la sua strada.

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Redazione LaViola.it