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Renzi-DDV: alleanza a pranzo. ‘Brunello di destra? Problemi a sinistra’

La Fiorentina c’entra sempre. Anche quando non è quella del calcio ma una bella bistecca al sangue da condividere a tavola. Dopo le recenti telefonate del disgelo, giacché poco più di un anno fa Diego Della Valle implorava il presidente Mattarella di mandare a casa un Renzi bulimico di potere, ieri in trattoria fra i due è andato in scena il pranzo dell’endorsement. Con le gambe sotto il tavolo da sempre si stringono alleanze politiche.

E così, con un Pd spazzato dal vento della scissione della sinistra di cui D’Alema addossa la responsabilità al segretario Renzi «che vuole andare al voto con questa legge» e senza fare il congresso, chiesto anche dal governatore pugliese Emiliano, l’ex premier è già nel pieno della campagna elettorale. E alla ricerca del sostegno dei big dell’imprenditoria, anche di quello di un ex nemico che era stato prima amico: la differenza tra averlo e non averlo in squadra si dev’essere fatta sentire.

Insieme parlano fitto e non degli ultimi colpi di mercato viola e neppure del rocambolesco pareggio con il Genoa che è rimasto sullo stomaco ai tifosi. Parlano a lungo, per oltre un’ora e mezzo, da Burde, la tipica trattoria fiorentina in via Pistoiese che avevano immaginato sufficientemente lontana dall’essere raggiunta dai microfoni indiscreti. La distanza di sicurezza non è bastata, perché qualcuno a Firenze aveva avvistato Diego Della Valle scatenando subito la caccia allo scoop all’inseguimento all’ex presidente onorario della Fiorentina che nel 2010 ha voluto lasciare l’incarico al fratello Andrea.

Il primo, e l’unico, a beccarlo è Duccio Mazzoni, giornalista della redazione sportiva di Lady Radio e LaViola.it, che riesce anche a fotografarlo, ma non a strappargli un sospiro. Bocca cucita. Eppure a tavola loro parlano e parlano tanto che si dimenticano anche dell’orario di chiusura: un tête à tête nel privé del locale, riservato ai pranzi di lavoro.

Escono, fisicamente divisi, abbondantemente dopo le tre del pomeriggio, insieme a cuochi e camerieri che tornano a casa. Renzi da via Pistoiese, con la scorta; Della Valle dal retro. Ma prima si brinda innaffiando l’ugola a Brunello di Montalcino, sparando anche qualche battuta. «Questo vino l’ha fatto uno di destra», dice chi mesce il rosso nei calici, con l’azionista di maggioranza Tod’s che prende al volo l’attimo: «Matteo, potresti guardare al centrodestra», sorride Della Valle; «Il problema è più il centrosinistra», risponde Renzi. Difficile dargli torto.

Niente cittadella viola, niente campagna acquisti. Renzi sta già masticando l’uscita che poi sparerà qualche ora dopo sui social: «Rottamare Dracula, basta al partito delle tasse». Evidentemente la cura d’urto con l’imprenditore è stata digerita in fretta. Nononstante non ci fossero andati giù leggeri fra generose porzioni di delizioso cacciucco di ceci, pasta al forno, poi bistecca e verdure saltate e infine zuppa inglese. «Basta con le tasse». Ma il conto chi l’ha pagato?

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