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Reagire, come sempre. Più di sempre. “La partita della vita”: 70 milioni di motivi per giocarsela

Italiano

La grande attesa, la voglia di rialzarsi e stupire ancora. E poi la sfida nella sfida con Vlahovic. Con il sogno del grande sgambetto per la finale

No, non è una partita come le altre. Non può esserlo. Non lo è mai stata, non lo sarà certo mercoledì. E altro che ragionamenti da provinciali, come qualcuno vuole tirar via veloce quando si parla di rivalità tra Fiorentina e Juventus. Perché la sfida va oltre il duello sul campo, il confronto sportivo, gli obiettivi stagionali. Nella storia si intreccia con i valori delle due società, dei tifosi, delle città. Due modi diametralmente opposti di vivere lo sport e il calcio. E allora, se al centro dell’attacco bianconero ci sarà un giocatore che fino a un mese fa era era la punta di diamante di una Fiorentina tornata a stupire, beh, è chiaro che l’attesa si carichi di ulteriori stimoli.

SULL’ALTRA SPONDA. Quel Vlahovic che ha fatto di tutto, secondo la società viola, per passare ‘dall’altra parte’. Rifiutando ogni trattativa per il rinnovo con il suo agente e pure altre destinazioni più convenienti per la Fiorentina. Magari se ne sarebbe andato a giugno invece che a gennaio, ma per molti meno soldi. O forse ancora a parametro zero un anno e mezzo più tardi. Ma il suo obiettivo era la Juve, la conferma si è avuta una volta di più nell’impatto in tutto e per tutto con il mondo bianconero. Questo però è il passato, mentre il prossimo futuro racconta di una sfida storica che non vedrà giocare quei ‘famosi’ 70 milioni (più 10 di bonus), bensì quel Vlahovic che tornerà prima del previsto da avversario al Franchi. Certo, in realtà quei soldi sono stati in parte spesi per Arthur Cabral, che del serbo ha preso intanto il numero di maglia, prima ancora per Ikoné, forse saranno messi per riscattare Piatek. Insomma, tra il polacco e il brasiliano in termini di gol non hanno fatto rimpiangere Vlahovic (5 reti in due in 5 partite di febbraio dopo la partenza del serbo), e anche il gruppo ha reagito bene dopo un iniziale contraccolpo (pesante) contro la Lazio. Meglio non pensare quindi che partita avrebbe potuto essere con il serbo sulla sponda viola e i bianconeri con i soliti (vecchi) problemi davanti, né se questo avrebbe inciso perfino sulla corsa al 4° posto in campionato.

REAGIRE COME SEMPRE. Ora l’imperativo è solo reagire. Come sempre. Più di sempre. Sono i tasti toccati dopo il Sassuolo da mister Italiano e il suo staff, così come dalla società viola, nonostante la grande delusione per il risultato di Reggio Emilia. Ma rabbia da catapultare in campo come energia positiva mercoledì contro la Juve. Così come è sempre successo in stagione. Otto volte su nove la Fiorentina ha sempre reagito ad una sconfitta (anche bruciante) con una vittoria, unica eccezione dopo l’1-2 del Franchi contro il Napoli quando, dopo la sosta di ottobre, i viola caddero anche a Venezia. Ma la forza mentale di questa squadra ha sempre permesso di ripresentarsi con ancor più motivazioni dopo ogni delusione (o quasi). Come dopo Venezia, Empoli, Torino, la Lazio fuori e in casa, lo stesso cocente ko con i bianconeri in campionato. E così dovrà essere contro la Juve dopo l’amarezza di Reggio Emilia. Perché questa Fiorentina, in mezzo ad una continua altalena di risultati ma anche ad un’identità e un orgoglio ritrovati, ha dimostrato una cosa in particolare quest’anno: la voglia di stupire. Di divertire. Di sognare. Andare oltre i limiti e oltre i pronostici. Del resto, quel “nessun limite, solo orizzonti” è il mantra di Italiano fin da Trapani che si può riproporre a questa Fiorentina. E la semifinale di Coppa, al di là dell’avversario, è un’occasione imperdibile per scrivere una pagina di storia. Per inseguire un trofeo che manca da più di due decenni da queste parti, per rincorrere pure una posizione in Europa League.

DODICESIMO UOMO. “Una partita per noi importantissima, quasi una partita della vita”, ha detto chiaramente il ds Pradè. Non è una partita come le altre”, il motto utilizzato dalla società per caricare ulteriormente l’ambiente. E se magari anche qualche scelta iniziale di Italiano contro il Sassuolo guardava in ottica Juve, anche la città da giorni non aspetta altro che questo appuntamento. Code per i biglietti, per ora il tutto esaurito è lontano (gara infrasettimanale alle 21, diretta in chiaro in tv e prezzi piuttosto alti) ma alla fine ci saranno oltre 25 mila anime a spingere i viola. E probabilmente anche una coreografia non banale. Sarà a livello di decibel una bolgia, senz’altro, quel famoso ‘dodicesimo uomo‘ che spesso ha trascinato la Fiorentina nelle partite più sentite. Non a caso quest’anno i viola hanno vinto 8 volte su 12 al Franchi in campionato (25 punti, media di 2,08 a gara), 10 su 14 in stagione compresa la Coppa. Anche se alla fine le imprese proprio in Coppa Italia sono arrivate in trasferta a Napoli e a Bergamo.

ACCOGLIENZA. Di contro ci sarà una Juventus che invece, anche per impostazione di gioco (molto più ‘diretta’ dei viola, e più affidata ai singoli che al gioco di squadra), va molto meglio in trasferta: 26 punti su 50 in campionato li ha fatti fuori casa. Un dettaglio in più: per l’ultimo anno, in Coppa Italia, varrà la regola dei ‘gol in trasferta’. Il calcio italiano, insomma, si adatterà con una stagione di ritardo a quanto già accade invece in ambito europeo. Bene quindi giocare con furore e imporre il proprio calcio, ma attenzione supplementare dovrà esserci in fase difensiva. Contro quel Vlahovic che, con ogni probabilità, verrà preso in consegna dall’amico Milenkovic. Magari sì, Nikola saprà che armi usare per cercare di limitare il connazionale che conosce da una vita. Un incrocio dalle mille sensazioni, pure contrastanti tra di loro. Il ritorno al Franchi, la sfida contro chi era compagno fino a poche settimane fa, l’incrocio con Italiano riconosciuto pubblicamente come uno dei grandi protagonisti della crescita del serbo. Una città che si è sentita ‘tradita’ da chi invece aveva coccolato a lungo. Un addio che aveva già vissuto negli ultimi anni con Bernardeschi e Chiesa. Non sarà certo un ritorno semplice per Vlahovic, a livello ambientale. Ma è davvero difficile capire quanto uno come lui, sempre impassibile ad ogni evento (tranne che su quel rigore non calciato con il Cagliari sotto la Fiesole), possa rimanere condizionato dall’accoglienza di Firenze.

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