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Quattro italiane in Champions è realtà, via nel ’18-’19 ma va difeso quarto posto nel ranking

Quattro italiane in Champions, la riforma Uefa è realtà. C’è chi guarda le cose da un altro punto di vista, forte di una posizione privilegiata: gli inglesi, ad esempio, di questa rivoluzione hanno colto soprattutto un aspetto, è cioè che due partite si giocheranno alle 19 (quando a Londra saranno le 18 locali) e le altre sei alle 21, un quarto d’ora più tardi, quasi in linea con quanto già accade oggi in Europa League, dilatando così lo spettacolo e pure l’audience. Certo, è una bella trasformazione delle abitudini di consumo televisivo dei tifosi di tutto il Vecchio Continente ma noi in Italia badiamo al sodo.

E allora brindiamo perché dal 2018 torneremo ad avere quattro squadre in Champions. E tutte direttamente ai gironi. Al diavolo i play off, che tanto ci hanno fatto penare. Non sarà – è bene ricordarlo – un privilegio perpetuo: dovremo difendere i quattro biglietti per la fase a gironi continuando a tenere d’occhio il ranking Uefa, lasciandoci alle spalle Francia e Portogallo, le federazioni a noi più vicine. Però il margine attuale è bello comodo, anche se è meglio non distrarsi. Stiamo ancora pagando il sorpasso subito dalla Germania…

L’Uefa è andata avanti per la propria strada, ha schivato possibili manovre di disturbo e ieri a Nyon ha chiuso la questione con il voto finale dell’Esecutivo. Tecnicamente, non viene stravolto il format delle coppe: ai gironi di Champions League partiranno sempre 32 squadre, così come quelle di Europa League continueranno ad essere 48. Di rivoluzionario c’è invece il nuovo meccanismo delle liste d’accesso: presenza blindata delle quattro grandi federazioni (oggi nell’ordine sono Spagna, Germania, Inghilterra e Italia) e, ai play off, un percorso ancora più comodo per chi ha vinto i campionati di minor appeal rispetto a chi è arrivato secondo o terzo. Con la nuova lista d’accesso sono stati approvati anche i due coefficienti per club e i nuovi criteri per la ripartizione dei ricavi.

Dal 2018-19, oltre alla detentrice della Champions, si qualifica automaticamente ai gironi la vincente dell’Europa League: oggi ha garantito un posto nei play off e viene “promossa” solo se chi ha sollevato la coppa più ricca si è già qualificata attraverso il campionato. In teoria i due posti per chi vince i trofei continentali potrebbero essere redistribuiti alle federazioni minori nel caso, appunto, di club già qualificati ai gironi in virtù del piazzamento in campionato.

Poi ci sono, appunto, le quattro federazioni con il ranking più alto: portano ai gironi le prime quattro in campionato, senza play off. Possono arrivare addirittura a cinque se chi vince uno dei due trofei non ha chiuso nei primi quattro posti in campionato. Per la Serie A 2017-18, allora, cambiano i confini della zona Champions: terza e quarta direttamente ai gironi (oggi la “lista” sarebbe: Juve, Milan, Roma e una tra Napoli e Lazio), senza rischiare nulla.

Come invece quest’anno è accaduto alla Roma, per esempio. Due squadre a testa per la 5ª e 6ª del ranking (oggi Francia e Russia), poi un club a testa fino alla 10ª posizione (Russia, Ucraina, Belgio, Turchia). E siamo a 26. Le ultime 6 squadre arriveranno dai play off: 4 dalla Champions Route, il percorso riservato a chi ha vinto il proprio campionato, e solo 2 dalla League Route, il percorso dei piazzati.

Per il ranking dei club cambiano i criteri di calcolo del coefficiente: sarà sempre sulla base dei risultati degli ultimi 5 anni ma non includerà più (la quota era del 20%) una percentuale del coefficiente per federazione, in modo da non penalizzare quelle squadre che ottengono buoni risultati sul campo ma provengono da campionati meno importanti. Questo è il coefficiente base che verrà utilizzato per i sorteggi. Poi c’è un nuovo coefficiente sulla base degli ultimi 10 anni, con bonus extra per la conquista di trofei continentali, che sarà utilizzato per la ripartizione dei ricavi. Sostanzialmente: chi ha fatto la storia della Champions con i suoi successi, becca più soldi.

Cambierà la ripartizione dei ricavi, che tendenzialmente potrà danneggiare le italiane: i nostri club hanno sempre portato molti soldi a casa perché il nostro mercato televisivo è strategico per la Uefa. Dal prossimo triennio, diminuirà la quota di market pool in favore delle voci legate ai risultati. Il montepremi complessivo sarà ripartito in base a quattro criteri: quota fissa, risultati nella competizione, coefficiente del club (quello decennale) e market pool. Un incentivo in più per tornare grandi e vincenti in Europa.

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