Rassegna Stampa

Quando Nico voleva smettere con il calcio… Ora la rinascita in viola

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I musi lunghi all’Argentinos nelle giovanili, il salto in Germania e ora Firenze: si è sbloccato dopo 5 mesi e non vuole fermarsi

A un certo punto ha detto «basta, stop, chiudo tutto: io a calcio non ci gioco più». Nicolás Gonzalez ha 12 anni e gli occhi tristi. Gioca nell’Argentinos Juniors, il “Semillero del Mundo”, il vivaio di Cambiasso, Riquelme e Maradona. Nico gioca lì, ma i racconti sul Diez gli interessano poco. Vuole mollare. Ogni giorno si fa almeno quattro ore di treno e autobus per andare ad allenarsi, due all’andata e due al ritorno, dribblando semafori, auto e passanti. Parte da Belén de Escobar, paesino vicino Buenos Aires, e arriva al Bajo Flores, casa dell’Argentinos. «Mio padre e mio nonno mi accompagnavano spesso, ma a volte andavo da solo». Il bello è che all’inizio non giocava, se ne stava in disparte con il musone. Lui? Davvero? Esterno estroso e creativo? Esatto sì, in panca: «Quindi sai che c’è? Smetto». L’ha fermato uno dei suoi primi tecnici, scrive La Gazzetta dello Sport.

FIRENZE. Si chiama Rodrigo Lista e oggi lavora al San Lorenzo. Anni fa imponeva al baby Gonzalez di giocare su campetti di cemento per migliorare la tecnica. Lo prendeva sottobraccio per insegnargli i movimenti. Gli sussurrava di tenere botta e di piazzarsi sulla fascia, come e quando pungere. «Sapevo che il suo momento sarebbe arrivato». E infatti così è stato. Dopo aver debuttato in prima squadra – nel 2016 contro il San Martin, a 18 anni – Nico gli ha regalato la maglietta. C’è scritto «al mio primo coach». Oggi è la stellina della Fiorentina di Italiano, tre gol e quattro assist alla prima stagione in Serie A. Contro l’Empoli l’ultimo guizzo. La prima cosa di cui gli hanno parlato quando ha intravisto l’Arno non sono stati gli Uffizi o Ponte Vecchio, ma Gabriel Batistuta. «Non nominano nessun altro, ha lasciato un ricordo incredibile». Binomio facile: Gonzalez è argentino, ha 23 anni ed è l’acquisto più costoso della storia Viola (circa 27 milioni, bonus compresi). L’anno scorso, prima di farsi male, ha segnato 6 gol in 15 partite con lo Stoccarda, salvo poi vincere la Coppa America con Messi.

SPOGLIATOIO. Nico non ha mai amato la Germania: «Il sole era un miraggio». Meglio l’Italia e Firenze quindi, dove sta alla grande, anche se il gol all’Empoli è arrivato dopo cinque mesi di digiuno. Per Italiano è un esterno destro, lui preferisce giocare a sinistra. Fin qui si è arrabbiato una sola volta, dopo il cambio di Bergamo, ma l’allenatore ha minimizzato lo sfogo: «Ha quel carattere, lo conosco, nessun problema per me». Fin qui è subentrato solo sette volte in 25 partite. Nessuno della Fiorentina dribbla di più, 38 uno-contro-uno riusciti finora. Ci credono tutti, compagni in primis, nonostante la nomea di “radiolina” dello spogliatoio. L’ha svelato Torreira: «Parla velocissimo, Odriozola capisce meglio l’italiano che lo spagnolo di Nico». Poi c’è il campo, e lì zero problemi.

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