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Quando il titulo diventa il bilancio. Ed il sogno chimera

Forse solo il rammarico di non aver vinto alcun titolo mette tutti d’accordo. Da Andrea Della Valle, passando per Manuel Pasqual fino ad arrivare a Mario Cognigni. Il fil rouge è il medesimo. Che si abbia o meno ottenuto l’affetto della gente. Peccato che poi, nell’anno in cui arrivi a chiudere il girone d’andata quasi da campione d’inverno dopo due semifinali gettate alle ortiche solamente pochi mesi prima, arrivi un Leicester qualunque a scalzare sceicchi e paperoni dall’olimpo del calcio inglese, un Siviglia che vince la terza Europa League di fila, un Atletico in finale di Champions per la seconda volta in tre anni. E che tutto questo accada in contemporanea. Mancherebbe solo di vedere l’Albania di De Biasi sul tetto d’Europa e poi il cerchio sarebbe definitivamente chiuso. E quelle auto-rassicurazioni sul fatto che i miracoli nel calcio moderno non esistono più che improvvisamente crollano impresa dopo impresa (altrui). E capita poi che tutti corrano a confrontare bilanci, introiti, diritti tv, mutualità, bacini d’utenza, incassi dallo stadio, merchandising, etc salvo poi rendersi conto che forse qualcosa di meglio si poteva fare. Un fil rouge che ha portato una delle città più calde d’Italia e d’Europa a disamorarsi della sua ragione di vita. Dove per disamorarsi s’intende anche l’aver assunto un atteggiamento di critica acida tipica di chi ormai vive tutto da scettico. Tanto che ormai le parole non servono più a calmare gli animi. Oggi quanto mai servono i fatti.

L’aver messo dietro almeno un paio di squadre economicamente più forti pare esser rimasto l’unico motivo di gioia insieme alla possibilità di fare plusvalenze per una comunicazione istituzionale viola che con la fiorentinità non riesce a sposarsi. Non può più essere motivo di caroselli il fallimento altrui. Soprattutto quando di brutte figure a livello di immagine ne hai fatte in quantità cospicua tra operazioni di mercato mal gestite, errori di valutazione, disattenzioni e cause perse. Lo scetticismo resta e si taglia a fette. Tanto che ogni intervista diventa ormai occasione per future riprove e raffronti. Stavolta le promesse saranno mantenute davvero? Alle parole corrisponderanno i fatti? La voglia di cambiamento, per parola dello stesso Mario Cognigni, in Fiorentina esiste ed è concreta. Alle tante teste di viale Manfredo Fanti, o Casette d’Ete che siano, il compito di far sì che i sogni le ambizioni di una intera città non finiscano di nuovo per diventare chimere. Alla fine nessuno ha mai chiesto la Champions League, scudetti o quant’altro. Ma solamente il provarci, e gioire per una plusvalenza, o per il fallimento di chi ha speso un sacco di soldi senza vincere niente non basta più. 

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