Dentro quell’esultanza al minuto 82, dentro quell’urlo al ’98’, dentro quella corsa sotto la Fiesole, c’è un po’ di tutto. Un concentrato di emozioni. Gioia, liberazione, euforia. Ed entusiasmo. È tornato il sorriso, che solo una serata magica può regalarti. Dopo mesi complicati, un’estate difficile tra mercato e risultati del campo, con le sei sconfitte di fila fino alla Juve. Dopo la vittoria utile ma non troppo convincente contro il Chievo, il pari di Salonicco in cui si erano intravisti degli spiragli, ma non si era riusciti a vincere.
La vittoria con la Roma, fortunata, sofferta ma anche terribilmente voluta, ha dato la scintilla. Solo la riprova del campo, già domani sera a Udine, dirà se questa carica di adrenalina servirà a dare una scia di continuità alla Fiorentina. Ma quel che è certo è che, dopo settimane e mesi difficili, è tornato il sorriso. Come se la squadra si fosse tolta di dosso un grande peso, quello di dimostrare di essere ancora competitivi con le prime del campionato. Al di là di tutto. Dopo il crollo vertiginoso del girone di ritorno 2015/2016, dopo l’estate passata a prendere ‘scoppole’ in giro per l’Europa. L’entusiasmo, con urlo di liberazione. Un abbraccio collettivo, di Firenze con la squadra, e con Sousa.
Perché ci sono partite, lo dice la storia del calcio, che valgono più di tre punti. Che possono dare una svolta a tutto. Dalla Roma alla Roma. Sei mesi fa, proprio la sconfitta umiliante 4-1 all’Olimpico contro i giallorossi segnò il tracollo definitivo della Fiorentina. Era le 28a giornata, Roma e Fiorentina erano appaiate a 53 punti al terzo posto. Da quella partita, i giallorossi non si fermarono praticamente più, andando ad insidiare il secondo posto del Napoli; la Fiorentina invece rischiò quasi di restare fuori dall’Europa. “Temo che la squadra possa avere un contraccolpo”, disse Sousa dopo quella sconfitta. E così fu. Adesso, la speranza è che la vittoria sui giallorossi possa dare l’input inverso alla stagione viola. “Siamo sulla strada giusta, abbiamo affrontato la partita con il giusto spirito”, ha detto il portoghese.
Ora, però, il difficile è confermarsi, come recita una massima sacra. Verità diffusa anche nel calcio, soprattutto quando il calendario ti mette di fronte partite ogni tre giorni. E allora non c’è tempo per rilassarsi o godersi una vittoria prestigiosa. Perché i risultati importanti, a fine anno, si ottengono grazie alla continuità, infilando filotti positivi gara dopo gara. Per questo contro l’Udinese sarà una vera prova del nove per la squadra di Sousa. Dare continuità, ma anche valutare la tenuta nervosa, se l’attenzione rimarrà alta anche dopo un colpaccio come quello con la Roma. Cavalcare l’onda di entusiasmo, ma al contempo “ricordare che non siamo imbattibili”, come ripete spesso Sousa. Diversi dubbi in vista di Udine, da Astori a Sanchez fino a Vecino. Lecito aspettarsi qualche cambiamento, con l’inserimento di Bernardeschi ma anche Cristoforo, Salcedo o De Maio. Appuntamento, in ogni caso, da non fallire. Alla ricerca della continuità.

Di
Marco Pecorini