Punti di domanda su tutti i fronti in casa Fiorentina: tecnico, singoli e strategie. Solo una serie di colpi last minute possono spazzare via il rischio di vivacchiare
La sconfitta contro la Sampdoria fa male all’ambiente Fiorentina. Malissimo. Non solo per il risultato, ma soprattutto per una serie di punti di domanda che il ko con i blucerchiati lascia in eredità. Tanti gli elementi su cui riflettere per evitare che anche questo sia destinato a diventare un anno di transizione.
TECNICO. In primis l’allenatore. Commisso lo ha voluto confermare a tutti i costi. Anche dinanzi ad una parte di dirigenza che spingeva per virare altrove (e che in altre direzioni si era effettivamente mossa). Ben conscia, quest’ultima, che chi nasce tondo non muore quadrato. E le caratteristiche di Iachini erano ben note: equilibrio, organizzazione difensiva e manovra offensiva affidata alle invenzioni dei singoli. Perfetto per lottare per uscire dai bassifondi, ma carente quando c’è da fare un salto in avanti e vincere contro avversari schierati. Anche inventandosi qualcosa quanto ti manca il faro del gioco, ovvero Ribery. Il rischio che Iachini, per fare ciò, dovesse snaturare il proprio credo c’era. Dopo qualche buona indicazione arrivata col Torino e la serata sfortunata di San Siro, contro la Samp si è rivista la stessa Fiorentina dello scorso anno. Aver affidato una rosa con peculiarità offensive (Bonaventura e Castrovilli in mediana e due esterni di spinta come Biraghi e Chiesa oltre a due punte) ad un tecnico con visioni difensiviste, poteva essere un errore di valutazione grosso, che rischia di diventare realtà. E non è un caso se anche la fase difensiva è passata da essere un bunker ad incassare 6 reti in due gare, che potevano anche essere molte di più. Così come il fatto che Iachini schieri Amrabat lì, davanti alla difesa, facendolo rendere decisamente meno rispetto alle caratteristiche che ha evidenziato all’Hellas quando giocava con un regista al fianco.
SINGOLI. Certo Ceccherini ha commesso un errore da dilettante contro la Samp. Ma è pur sempre Ceccherini. E Kouame si è divorato un gol ancor più facile di quello che si era mangiato a San Siro Vlahovic. Biraghi, dopo un avvio strabiliante col Torino ha iniziato a fare passi indietro, e Caceres ha sempre più frequenti amnesie. La raffica di assenze non ha facilitato il compito a Iachini e ai suoi. La panchina, di fatti, contro la Sampdoria non poteva offrire niente al tecnico per cambiare le sorti della gara. Cutrone, e nulla più, quando le serate si mettono male, non può bastare.
STRATEGIE. Ed è proprio il tema strategia che lascia i maggiori dubbi. Che alla Fiorentina servisse un difensore ‘titolabile’ era cosa nota. Così come un calciatore da mettere in mezzo al campo che potesse dettare i tempi di gioco ed impostare. Cosa che Pulgar potrebbe fare, e la sua assenza per il covid ha distrutto i piani di inizio stagione. Ma per quanto possa fare il vertice basso, il cileno ha comunque evidenziato delle difficoltà in fase di regia. E serviva una punta. Così come serviva un anno fa. Fin qui sono stati presi Boateng, Pedro, Cutrone, Kouame e Vlahovic è stato tenuto (ad oggi), ma il problema del gol resta. Per la manovra? Per carenze dei singoli? Perché qualcuno deve ancora crescere? Tutte tesi discutibili, e a loro modo condivisibili. Ma al momento senza soluzione. E’ stato deciso di iniziare la stagione con un assetto tattico che prevedesse Chiesa, salvo poi assecondarne la volontà di andare alla Juventus. E dover, quindi, stravolgere di nuovo tutto. E soprattutto non sbagliare nulla in entrata. Così come pareva essere un errore il confermare in toto questa rosa con i soli innesti di Borja Valero e Bonaventura, oltre ad Amrabat, qualche settimana fa, e quindi restare così anche in attacco, allo stesso modo potrebbe essere un grave errore stravolgerla agli ultimi giorni di mercato. Perché ancora può succedere di tutto.
COLPI LAST MINUTE. La sensazione è che l’unico modo per uscire dal rischio di dover affrontare un’altra annata complicata o di transizione che dir si voglia, e iniziare davvero a costruire un percorso di crescita, sia quello di correggere il tiro col mercato. Il finale di stagione scorso, in mezzo a mille anomalie tra stadi vuoti, squadre già salve o retrocesse, partite a notte fonda ed ogni tre giorni, poteva essere il più classico degli specchietti per le allodole. Il rischio di sopravvalutare qualità di calciatori e attitudini dell’allenatore c’era, ed era forte. La speranza è che abbia avuto ragione la società, anche se gli ultimi giorni di mercato potrebbero dire tutt’altro. Vivacchiare non piace a nessuno, e per evitare di farlo serve, sì, uno stadio di proprietà ed aumentare ricavi. Ma anche sbagliare meno scelte possibili su mercato e tecnici. E per ora, il saldo tra scelte azzeccate ed errori commessi non può essere considerato certamente del tutto positivo. Lunedì sera, a quest’ora, ne sapremo di più.

Di
Gianluca Bigiotti