Una prova così e così, la palla persa sul raddoppio della Fiorentina. E non a caso la Fiorentina si muove per un regista
E’ stato uno dei temi più dibattuti dell’estate viola. Chi fa il regista nel calcio di Italiano? Già Bonaventura, in ritiro a Moena, aveva posto l’attenzione sull’importanza del centrocampista centrale nel gioco del nuovo tecnico viola. Un ruolo fondamentale per far partire l’azione, verticalizzare, dare i tempi alla squadra. Anche perché, lo si è visto anche a Roma (e pure in inferiorità numerica), la Fiorentina vuole avere l’ambizione e la personalità per comandare il gioco. E lì in mezzo dunque serve un certo tipo di giocatore.
QUESTIONE REGISTA. Già, il regista. Una questione di cui a Firenze si parla da tempo. Da quando Pioli perse Badelj e l’allora dirigenza non comprò nessun sostituto se non Norgaard, con il tecnico che adattò a forza Veretout come play (al suo ultimo anno in viola, prima di andare a Roma e decidere di segnare a raffica contro i viola – 4 gol in 5 incroci da ex). Con Montella tornò lo stesso Badelj e arrivò Pulgar, Iachini invece provò nuovamente a chiedere lo scorso anno un giocatore diverso. Invano. E così il turno di Italiano, che dopo un ritiro fatto con due giovani di belle speranze come Bianco e Krastev (il primo confermato in squadra, ottimo prospetto) ha inserito Pulgar in mezzo al campo. “Pulgar per caratteristiche fisiche e qualità, per le linee di passaggio che ha e la profondità, è un regista. Io posso solo indicargli l’idea diversa e le linee diverse che ho, ci adatteremo. Poi c’è Bianco che mi ha stupito ma è un 2002 che stiamo valutando, aspettiamo anche Amrabat e come e quando potremo utilizzarlo. Poi valuteremo da qui a fine mercato ma per ora i due registi sono loro”, disse il tecnico prima di Ferragosto.
I NUMERI DI PULGAR. A Roma dunque è toccato a Pulgar. Che non è partito male e ha retto anche discretamente bene nella prima parte di gara, anche in inferiorità numerica. Mostrando però le caratteristiche note da tempo, che lo esaltano nel Cile ma un po’ meno alla Fiorentina. Buon giro palla, tempi di gioco non rapidissimi, discreto lancio lungo, interdizione. La sua partita parla di 93 palloni giocati (il 2° dopo Igor a 104) e il 91% di passaggi riusciti (dall’altra parte Cristante ha giocato 64 palloni con l’84% a buon fine, Veretout 41 con il 66% riusciti). In più per Pulgar anche 39 palloni giocati in avanti, anche in questo caso nessuno ha fatto meglio sul campo dell’Olimpico. Come per i chilometri percorsi: 11,495, il migliore dei viola (superato di quasi un chilometro il 2°, Biraghi) e dietro solo a Cristante (11,987) tra i giocatori di movimento.
ASSIST ED ERRORE. Nel mezzo anche il cross morbido per l’assist a Milenkovic e un tiro centrale (poteva far meglio), più la palla per l’occasione di Bonaventura nel primo tempo. Eppure… sulla sua prova restano diversi dubbi. Perché che sia un giocatore che ci possa stare in questa Fiorentina è vero, ma è altrettanto banale che ci si debba lavorare per renderlo il centrocampista ideale per il calcio di Italiano. Non è un regista puro, insomma. E nella sua prova dell’Olimpico pesa tantissimo anche l’errore per il raddoppio dei giallorossi. Quella palla persa che ha consentito alla Roma di ripartire e di segnare il gol che ha poi tagliato le gambe alla Fiorentina. Un errore grave, anche se per Italiano c’era “mezzo fallo” sul cileno.
TORREIRA E PJANIC. In ogni caso, per la Fiorentina la questione regista resta aperta. Con Amrabat, in attesa del recupero fisico, che comunque non pare proprio tagliato per quel ruolo (anzi). Così negli ultimi giorni sono ripresi i contatti con Torreira, che a sua volta regista puro non è, ma che comunque garantirebbe caratteristiche diverse in mezzo al campo. E soprattutto resiste il sogno Pjanic, con il tentativo viola per un giocatore che cambierebbe enormemente il volto di questa Fiorentina. Un giocatore, il bosniaco, di palleggio, personalità ed esperienza, capace di dare i tempi a tutta la squadra. Ultima settimana per capire se la Fiorentina riuscirà a far qualcosa in mezzo al campo.
Di
Marco Pecorini