La partita di ieri sera è simbolo di un atteggiamento che contraddistingue la Fiorentina ormai da anni, quasi un “marchio di fabbrica”. I viola non riescono nei momenti e nelle occasioni importanti a superare quell’ostacolo che permetterebbe di fare il salto di qualità al di là della posizione in classifica in questo momento. A tratti indescrivibile il secondo tempo dei viola che dopo aver concluso la prima frazione sotto di una rete hanno subito un tracollo pesantissimo nella ripresa pieno di errori grossolani individuali e collettivi in tutte le zone del campo.
La Fiorentina ha disputato la peggior partita in fase difensiva dell’intera stagione ma anche il problema attacco va analizzato. Detto che sicuramente Chiesa non ha brillato (sempre in balìa di Emerson Palmieri e Rudiger), che Berna non è praticamente pervenuto al suo rientro, chi ha perso l’ennesimo treno prima del rientro di Kalinic, è Babacar. La situazione non era semplice vista anche la difficoltà dei compagni, ma quella di ieri doveva comunque essere un’occasione per il senegalese per farsi notare almeno sul piano delle intenzioni.
La prova di Baba è risultata la fotocopia di quella di Pescara. Una prova a tratti inesistente. I numeri parlano per lui, appena 16 palloni toccati a Roma e due “conclusioni”, di cui la prima sparata direttamente in Curva Sud. Il numero 30 gigliato in 10 presenze fin qui in campionato di cui 7 da titolare ha inquadrato la porta appena 7 volte collezionando 13 tiri totali.
Certamente il senegalese non è un giocatore con le caratteristiche giuste per il gioco viola a differenza di Kalinic ma la poca cattiveria e presenza in campo nonostante le qualità fisiche fanno riflettere e arrabbiare il popolo viola. Paulo Sousa invece esterna un pensiero completamente diverso a fine gara: “Ritengo che quella di Babacar è una delle sue migliori prestazioni nella mia gestione”. Certamente le dichiarazioni del mister portoghese hanno voluto proteggere il senegalese (che non riesce a incidere) dalle critiche ma anche lanciare forse anche una provocazione in una serata dove è veramente andato tutto storto.
Di
Gianmarco Romano