Editoriali

Primi segnali di metamorfosi tattica. Italiano, pausa mediatica. Ora una sosta da sfruttare fino in fondo

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Ikoné e Gonzalez (fondamentale il suo ritorno) danno respiro alla Fiorentina. Adesso una sosta da sfruttare al massimo, poi il secondo tour de force

Vittoria doveva essere e vittoria è stata. La Fiorentina chiude questo primo ciclo terribile di stagione con tre punti che portano in dote una sosta un po’ più tranquilla. Di lavoro da fare ce n’è, anche perché lo score in campionato racconta di 2 sole vittorie in 7 partite. Inoltre, alla ripresa, c’è da sistemare anche il girone di Conference League, dove i viola al momento sono ultimi. Saranno giorni di confronti e riflessioni. Finalmente saranno giorni di allenamenti veri.

E chissà che non siano i giorni di un cambio di rotta tattico che si è cominciato a toccare con mano già ieri contro il Verona. Daniel Niccolini (Italiano gli ha lasciato la scena dopo la partita, ufficialmente per un abbassamento di voce…) ha glissato a riguardo (“Non abbiamo cambiato modulo, abbiamo solo alzato Barak vicino alla punta“) ma l’impressione in campo è stata di un cambio di sistema piuttosto significativo. Il modulo somigliava molto ad un 4-2-3-1, con i relativi movimenti. Mandragora ed Amrabat hanno regalato equilibrio in coppia davanti alla difesa (e questa può essere un’altra idea da perseguire), ma soprattutto si sono aperti un po’ di spazi in più per gli esterni. Sottil è stato uno dei più brillanti nel primo tempo, Ikoné ha finalmente lasciato il segno con una bella azione personale.

E poi l’altra novità, ovvero la posizione di Kouame. Che sia il più in forma si era capito, tanto che già da diversi giorni più di qualcuno aveva ‘avanzato’ l’idea di vederlo nel ruolo di prima punta. Fra questi, anche Vincenzo Italiano, che ha sparigliato le carte mandando Jovic e Cabral in panchina ed ha trovato nell’ivoriano una punta pronta a fare la guerra su ogni pallone. A volte poco elegante, un po’ pasticcione e confusionario. Ma rispetto a quello che possono proporre adesso i concorrenti, sembra tanto di più. Kouame è piaciuto, si è guadagnato un rigore (poi fallito da Biraghi) ed è uscito tra gli applausi. Vedremo se, con il ritorno in pianta stabile di Gonzalez, la soluzione Kouame prima punta potrà essere replicata.

Accennavamo di Italiano, rapidissimo a lasciare il campo dopo il fischio finale. Ha deciso di non parlare a fine gara (il silenzio era iniziato ieri, alla vigilia), ma l’impressione è che l’abbassamento di voce c’entri poco. In realtà aveva forse bisogno di scaricare la tensione e non voleva correre il rischio di andare lungo nelle dichiarazioni a caldo. Le critiche recenti – si è arrivati addirittura a parlare di esonero – gli hanno fatto male. Porta con sé il lavoro dello scorso anno, l’Europa, i tanti infortuni di questo periodo. E adesso scivolare davanti ai microfoni è fin troppo facile. Gli è capitato giovedì in Turchia, dove gli è scappata qualche frase infelice (“Non so come faremo ad uscire da questa situazione“, “Siamo senz’anima“). Concetti pesanti, bersagli non specificati. Forse è stato anche per questo che ha deciso di prendersi una pausa mediatica.

Avrà tempo di ragionarci su, di lavorare quindici giorni con la squadra (quasi) al completo. In fondo era quello a cui ambiva di più: allenare la sua Fiorentina. C’è da farlo bene, sfruttando ogni singola ora al centro sportivo. Perché dal 2 ottobre al 13 novembre i viola rientreranno nel loro frullatore di partite: 12 gare in 43 giorni, ovvero un match ogni tre giorni e mezzo di media.

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