Prima la finale di Coppa Italia conquistata dalla Primavera contro la Juventus, poi quella della prima squadra conquistata ai danni dell’Udinese nell’indimenticabile scorsa notte. Il periodo d’oro della Fiorentina, dal settore giovanile ai più grandi, prosegue inesorabile. Qualche passo falso è normale che possa capitare da qui in avanti, ma quel che è fatto rimane scolpito nella storia. Le due squadre più importanti della società andranno a giocarsi almeno una finale nel corso della stagione e questo è un dato di fatto. Ragazzi e giocatori professionisti hanno dunque un obiettivo comune: alzare al cielo un trofeo. Non è mai facile, non lo sarà per i ragazzi di Semplici, né per quelli di Montella, ma c’è un interessante filo comune che lega le due squadre. E questa è la prima grande vittoria della società. Certo, il fatto che tutte e due le compagini possano disputare la finale di Coppa Italia (ed entrambe passeranno prima o poi dall’Olimpico di Roma) è un caso, ma le coincidenze si fermano qui. Poi c’è il lavoro, c’è un gran feeling tra i due allenatori e soprattutto c’è la stessa identità di gioco che accomuna le due squadre. Eh già, perché pure la Primavera prova a giocare come fa la prima squadra. Certo, emulare le gesta di Borja Valero e Gonzalo Rodriguez non è facile per nessuno, anche se i tecnici delle giovanili viola puntano molto sulla filosofia di gioco. La qualità individuale conta, ma può essere aspettata nel corso della crescita, mentre certe idee di gioco devono essere inculcate fin da subito. Ed allora non è raro vedere la Primavera che prova a non buttare mai via il pallone, proprio come fanno i grandi. Stessi moduli, alcuni schemi che si ripetono, idee che talvolta ritornano. Gli addetti ai lavori – in questi giorni al Torneo di Viareggio ce ne sono decine ad osservare la Fiorentina – lo hanno notato e non mancano di sottolinearlo. In un palcoscenico in cui si osservano i migliori talenti in erba, viene esaltato proprio il collettivo viola ed il modus operandi della società. C’è una grande differenza, però, tre le due finali che la Fiorentina, intesa come società, andrà a disputare. Quella dei grandi deve essere vinta, punto e basta. Si farà di tutto per battere il Napoli e per portare la coppa a Firenze. Quella dei giovani deve avere un significato diverso. I dirigenti, soprattutto Eduardo Macia e Vincenzo Vergine, hanno lanciato un messaggio preciso ai ragazzi: la finale di Coppa Italia deve essere solo una tappa di crescita. Non è importante alzare la coppa, quanto la maturazione umana e tecnica del singolo giocatore. La mentalità in Fiorentina è cambiata rispetto al passato. Non si fa più settore giovanile per vincere titoli, ma per costruire i titolari della prima squadra del domani. E’ normale che vincere un trofeo piaccia a tutti, ma è assolutamente vietato pensare che sia un punto d’arrivo.
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Prima squadra e Primavera, una coppa tira l’altra. Ma ognuno con i propri obiettivi
Autore: Alessandro Latini (@LatoAle) – LaViola.it
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