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Premier League-Serie A, la voragine dei diritti tv. Se il Norwich incassa più dell’Inter…

Telecamera tv

Interessante analisi della Gazzetta dello Sport, a firma Stefano Agresti, sulla clamorosa disparità dei diritti tv tra la Serie A e la Premier League

Nella scorsa edizione della Premier League, il Norwich è arrivato ultimo. È ovviamente retrocesso, ma con il sorriso: ha comunque incassato 116 milioni di euro di diritti televisivi. È più facile scivolare e poi cadere se si hanno le tasche piene. In Serie A, la società che ha ricevuto la cifra maggiore dalle tv è stata l’Inter (la ripartizione è stabilita in base a una serie di parametri, non solo alla classifica): 84 milioni di euro. Quelli che tra gli inglesi sono gli ultimi, in Italia sarebbero i primi. E poi ci chiediamo perché loro spendono, a volte ai limiti della follia, e noi fatichiamo a chiudere una trattativa da pochi spiccioli.

La chiave è tutta qui: nei soldi che arrivano dalle tv. Una pioggia di denaro bagna i conti dei club di Premier: nel triennio 2022-2025 i diritti televisivi, da quelle parti, porteranno complessivamente 4,1 miliardi di euro a stagione. La Serie A, in base agli accordi per il periodo 2021-2024, di miliardi ne incassa 1,15. Il confronto è impietoso: le società inglesi si dividono una torta che è quasi quattro volte superiore rispetto a quella che si spartiscono le italiane. Per questo possono permettersi di portarci via i nostri campioni migliori, magari strapagandoli, come accaduto un anno fa con Lukaku, e poi si prendono perfino il lusso di rispedirli indietro a prezzo di saldo se si rendono conto che non funzionano (è capitato con lo stesso centravanti belga). E per questo oggi, a pochi giorni dalla chiusura del mercato, il Milan non può guardare sereno al proprio futuro assieme a Leao, dopo che il Chelsea ha messo gli occhi addosso al portoghese. Cosa succederà se Todd Boehly, il nuovo proprietario del Blues, si presenterà a Milano con una montagna di denaro per Gerry Cardinale e per lo stesso attaccante rossonero? Fino a quale cifra si può dire: no, grazie?Un club che ha offerto 85 milioni di euro per Fofana, giovane difensore del Leicester, non avrebbe difficoltà a raggiungere valutazioni anche più elevate per un gioiello come Leao. Solo che, mentre lo stesso Leicester ha replicato “ce lo teniamo”, per una società italiana sarebbe decisamente più difficile rispondere allo stesso modo.

Preso atto della voragine economica che ci divide dall’Inghilterra, viene da porsi la domanda più naturale del mondo: chi l’ha provocata? In parte noi, con i nostri errori, la nostra superficialità, la nostra burocrazia che ostacola la costruzione degli stadi di proprietà. E l’incapacità della Lega di cedere i diritti tv all’estero a prezzo migliore, strada che sarebbe stata percorsa con maggiore profitto affidandosi ai fondi. In questo modo abbiamo sperperato il vantaggio – anche tecnico – che avevamo vent’anni fa, quando dominavamo l’Europa portando tre squadre in semifinale di Champions (è accaduto nel 2003). Poi, ovviamente, ci sono i meriti degli inglesi, i quali hanno avuto la capacità di creare un mondo che produce una quantità straordinaria di denaro: stadi meravigliosi, ideali anche per le immagini tv; valorizzazione del prodotto in terra straniera, soprattutto in continenti diversi (la Premier incassa 2,1 miliardi dai diritti ceduti all’estero, la Serie A 230 milioni); ricerca della competitività e dell’equilibrio tra le squadre.

Quest’ultimo aspetto è sottovalutato, eppure è fondamentale. Il nostro modello di ripartizione dei diritti televisivi è costruito per ampliare ogni anno la distanza tra le prime e le ultime. Nella scorsa stagione, ad esempio, l’Inter (prima) ha incassato 84 milioni e il Venezia (ultimo) 26: il rapporto è 3,23, i nerazzurri prendono più del triplo rispetto ai veneti. In Inghilterra la differenza è clamorosamente inferiore: il City (primo) ha ricevuto 193 milioni dalle tv, 1,66 volte in più rispetto ai 116 milioni del Norwich (ultimo). È un po’ la filosofia che ispira la Nba, che nel draft consente alle franchigie peggiori di scegliere i giovani migliori: un modo per attenuare le distanze e smussare le disparità.

In Italia le prime sono sempre più ricche, e di conseguenza più forti, rispetto alle ultime che sono sempre più povere e più modeste. Così la Serie A diventa meno equilibrata e gli incontri – spesso scontati – perdono appeal. In Oriente e in America, inevitabilmente, preferiscono la Premier, e sono pronti a pagarla di più. Dieci volte di più: 2,1 miliardi contro 230 milioni. Poi non ci sorprendiamo se vengono a prenderci Lukaku e pensano anche a Leao: se li possono permettere.

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