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Prandelli-Montella-Sousa: Quando i sogni sono desideri

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“L’anno scorso ho spinto al sogno, quest’anno spingo alla realtà. Io sono una persona che sogna, ma la realtà è cresciuta più del sogno. Sogno sempre, ma rispetto a quando sono arrivato sogno molto meno e sono più realista”; queste le parole più significative di Paulo Sousa ieri in conferenza stampa.

Parole oneste, schiette, condivisibili, se si accetta di sottoscrivere lo stato d’animo di un allenatore capace di portare una squadra al vertice ma probabilmente abbandonato nel momento in cui c’era da fare il salto di qualità. Parole contestabili, se invece la linea di pensiero è quella che un allenatore e un professionista deve allenare, deve ricoprire il suo incarico senza troppe battaglie, non deve staccare la spina ma offrire sempre del suo meglio in nome della maglia e del ruolo che esercita. Firenze anche ieri si è divisa, tra critiche(tante) e approvazioni(poche), tra messaggi verso il tecnico e moniti alla società. Ma più che della divisione, del partito Sousa o non Sousa, società o non società, il tema è ancora una volta quello del sogno, della dialettica per non dire antinomia con la realtà, della voglia di ben figurare che si contrasta con la quotidianità. Ancora una volta è tornato in gioco, secondo un file rouge che unisce Sousa a Prandelli e Montella, il concetto di ambizione, o per meglio dire la possibilità di coltivare aspettative, in relazione a pragmatismo.

Ed ecco che l’esperanto di Paulo Sousa per qualcuno è sembrata la stessa melodia pronunciata da Cesare Prandelli nel 2010, quando si concludeva, in maniera oscura, un rapporto di amore con la Fiorentina durato cinque anni:  “Diego Della Valle è un vincente come me, ma molto probabilmente abbiamo capito che questo sogno potrebbe essere rimandato.  C’è stato questo imbarazzo e vorrei capire se c’è veramente la volontà di proseguire insieme o se è una provocazione forte. Io non ho preso contatti con nessuno, non ho firmato con nessuna squadra, io sono l’allenatore della Fiorentina. Abbiamo camminato assieme, abbiamo sognato qualcosa insieme; se per un discorso di un anno deve finire un sogno, allora bisogna essere chiari e dir la verità”; queste le parole di allora del mister di Orzinuovi, ormai prossimo a lasciare Firenze.

Cinque anni dopo, tre campionati da protagonista per la Fiorentina, una finale di Coppa Italia  e una rinata centralità europea dopo, è Vincenzo Montella a riprendere il filo del discorso, il concetto, a registrare il medesimo spartito: ” Io credo che per le risorse e per quello che abbiamo a disposizione la squadra ha fatto qualcosa in più di quello che poteva fare. Poi dipende tutto dalla dimensione, dal proprio livello e dalle proprie possibilità. Io da allenatore mi auguro di trovare nel mio percorso calciatori e uomini di questo livello e alla Fiorentina di trovare un degno sostituto”.  Questo il messaggio dell’Aeroplanino nell’ultima uscita contro il Chievo, dopo uno strappo definitivo consumato nella notte della semifinale di ritorno con il Siviglia

Prandelli, Montella, Sousa; ambizione e realtà, sogni o cinismo. Probabilmente aveva ragione Caterina Caselli, i sogni son veramente desideri.

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