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Prandelli e i messaggi ai giocatori: da Castro ad Amrabat, la squadra prima dei nomi

Prandelli

La scelta di lasciare fuori il 10 viola, poi determinante dalla panchina. L’annuncio della multa per l’ex Verona. E la ‘stoccata’ a Commisso sulla programmazione

Messaggi e decisioni forti. Non guarda i nomi, ma bada alla sostanza, Cesare Prandelli. Che il rapporto tra tecnico e giocatori fosse cambiato dal suo ritorno alla Fiorentina, del resto, si era capito subito. Un po’ per il suo essere tifoso, pregio e a volte limite come ha più volte ammesso, un po’ per la rabbia di vedere una Fiorentina così in basso in classifica, un po’ per la sensazione generale di una squadra che non riesce ad esprimere molte delle potenzialità che avrebbe. Fatto sta che Prandelli, già da novembre, aveva iniziato a stimolare i suoi ragazzi. A suon di parole forti (“Dati fisici imbarazzanti”, “Sono deluso”, “Serve che si smetta di pensare di essere una grande squadra, già arrivata, quando non si è dimostrato ancora nulla”, “Ci sono aspettative troppo alte su alcuni giocatori”, “Ora voglio vedere il carattere”), che andavano in controtendenza rispetto, ad esempio, ad una difesa ad oltranza scelta come strategia da Iachini. Ma anche nelle ultime interviste prima del suo ritorno in viola, Prandelli, aveva lanciato i suoi concetti: “Questa squadra non ha capito cosa è e cosa deve fare a Firenze. C’è modo e modo di perdere, non puoi essere così in balia a livello psicologico. Beppe deve fare le scelte sui giocatori che lo seguono”.

PANCHINA E REAZIONE. Anche ieri, contro lo Spezia, una scelta non banale. Quella di lasciare inizialmente fuori Castrovilli, reduce da una prestazione parecchio negativa contro la Samp (e non solo). E non è un caso, poi, che il 10 viola sia entrato con quel piglio a fine primo tempo. Una sostituzione in corsa in qualche modo anche obbligata, per l’infortunio di Bonaventura, ma l’iniziale panchina ha fatto scattare senz’altro qualcosa (di buono) in Gaetano, forse ‘adagiatosi’ nel suo ruolo di titolarissimo. “Quando un allenatore mette in discussione un giocatore importante la reazione deve essere così. Sarà un monito anche per altri”, ha commentato del resto Prandelli. Il tecnico, insomma, deve aver toccato le corde giuste. Un messaggio poi anche per gli altri: chi non mette in campo i giusti attributi, resta fuori. Giusto così, per una squadra che spesso ha dato l’impressione di viaggiare ben al di sotto delle sue possibilità.

AMRABAT E SPOGLIATOIO. Non solo Castrovilli però. Perché nel post-gara Prandelli ne ha anche per Amrabat: “Lui arrabbiato al cambio? Era ammonito, dovevamo difendere con più ordine, i cambi vanno accettati soprattutto per rispetto dei compagni. Non mi sono accorto che si è allontanato, ma se si fosse allontanato prenderà una multa”. Un’altra ‘stoccata’ per uno dei giocatori più importanti di questa Fiorentina. Rispetto e regole uguali per tutti, dal primo all’ultimo. Del resto, nello spogliatoio, all’intervallo, il tecnico deve aver fatto un bel ‘discorsetto’ ai suoi, anche perché l’impatto ad inizio ripresa è stato diametralmente opposto rispetto all’apatia per cui si era assistito per i primi 45 (+6) minuti di gioco. “Nell’intervallo la squadra si è detta che voleva vincere la partita”, ha detto Pradè. Ma la sensazione è che ci sia stata anche qualche parola in più.

DA VLAHOVIC A QUARTA ED EYSSERIC. Cesare in questi mesi ha puntato forte sul concetto di gruppo. Su identità e attributi. Non a caso ha insistito molto nel far partire i cosiddetti ‘scontenti’, che evidentemente minavano la serenità della squadra. Forse anche troppo, visto che la coperta non è troppo lunga in certe zone di campo. Ma tant’è. Diverse poi le scelte anche forti fatte fin qui: da una fiducia incondizionata a Vlahovic (‘bacchettato’ a sua volta ieri da Prandelli:Non si deve abbattere, quegli sbalzi di umore durante la gara non mi piacciono”), che ha ripagato con 8 gol nelle ultime 12 partite (9 in totale) ed è diventato da oggetto misterioso a punto di forza, allo spazio prima per Igor e poi per Quarta (in grande crescita) a scapito di Caceres, fino alla rivalutazione di Venuti (definito addirittura “il mio Jorgensen”) e a un Eysseric reintegrato e recuperato. Decisioni che, tra l’altro, hanno rivalutato, anche economicamente, giocatori che parevano persi o accantonati.

PRESENTE E FUTURO. Un Prandelli che adesso, con 10 punti di vantaggio sulla terz’ultima, ha 15 partite per centrare in anticipo la salvezza e giocarsi la conferma. Che sia da allenatore o magari con un ruolo dirigenziale,per la Fiorentina non sarò mai un problema“. Ancora l’obiettivo non è certo centrato, la strada è ancora discretamente lunga. Ma senz’altro adesso ci potrà essere una seconda parte di stagione con meno paure (quelle venute fuori ieri nel primo tempo). Per poi pensare al futuro. Un futuro di cui Prandelli ha comunque già indicato la via: “A livello di programmazione bisognerà strutturare in maniera diversa”, ha detto Cesare prima dello Spezia. Un ragionamento da uomo di calcio e da tifoso viola. Amareggiato, e parecchio, per una Fiorentina sempre in fondo alla classifica da tre anni a questa parte. Un concetto che in qualche modo ‘bacchetta’ anche le scelte fatte nel primo biennio di Commisso. Messaggi per tutti.

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