Gli Hammers hanno fatturato e monte ingaggi doppi rispetto ai viola, ma Italiano ha un gioco ‘europeo’ e mille risorse in rosa. E l’esperienza dell’Olimpico può essere decisiva
Quasi 30mila erano all’Olimpico, altrettanti sono attesi al Franchi per vedere sui maxischermi, in una sorta di rito collettivo, Fiorentina-West Ham. Mentre in 10mila saranno a Praga con o senza biglietto per l’Eden Arena. È una sorta di ‘febbre viola’, un bellissimo sentimento di unione e trasporto che solo chi tifa per questi colori può capire e comprendere fino in fondo. Un sentimento che nasce da lontano, da anni complicati, di discese e risalite, con rare tappe per provare ad alzare al cielo un trofeo. Da quel 13 giugno 2001, giorno di Fiorentina-Parma, finale di ritorno di Coppa Italia, sono passati quasi 22 anni. I viola nel frattempo di finali ne hanno giocate appena due, quella del 2014 contro il Napoli e quella di due settimane fa contro l’Inter. Mercoledì, a Praga, una nuova chance, un nuovo appuntamento che può rendere magica una stagione che era partita così e così.
LEGAME. La Fiorentina si è rialzata, eccome se si è rialzata. È arrivata all’ultimo atto di Coppa Italia, tenendo testa ad una finalista di Champions. Ha eliminato una dopo l’altra le avversarie europee, ha recuperato posizioni in campionato con 33 punti nel girone di ritorno e con 28 punti in 14 partite da inizio marzo. Insomma, una squadra, un gruppo, che ha dimostrato maturità, qualità, identità, attaccamento alla maglia. Aspetti che sono serviti per creare un legame sempre più forte con la piazza, con i tifosi. Che storicamente riconoscono chi sul campo dà tutto per la Fiorentina e per Firenze. Così è nato questo senso di unione tra squadra e tifoseria. Da quei fischi e da quel coro “fate ridere” che tanto male avevano fatto a Biraghi e compagni, fino agli applausi anche dopo una finale persa. Proprio da lì, dal ko dell’Olimpico, dovrà ripartire la Fiorentina contro il West Ham.
L’ESPERIENZA DELL’OLIMPICO. Del resto, lo hanno ripetuto tutti i protagonisti in questa settimana: aver giocato quella finale a Roma può dare un vantaggio alla Fiorentina. Per come si prepara una partita del genere, per i dettagli con i quali spesso si decidono certe sfide. Contro l’Inter c’è stata un’ottima Fiorentina, ma i viola hanno pagato due leggerezze difensive e poca cattiveria davanti. Disattenzioni che sono costate caro. Solo giocare certe finali ti dà l’esperienza necessaria per non ripetere gli errori. Due settimane dopo, la storia può essere diversa. Anche se di fronte ci sarà il West Ham, ottima squadra al di là del 14° posto in Premier.
WEST HAM DATO FAVORITO. Non a caso gli Hammers sono dati da molti come favoriti. In primis considerando il livello economico degli inglesi. Monte ingaggi da 100 milioni lordi, praticamente il doppio della Fiorentina, il West Ham è considerata la 15° squadra più ricca al mondo, davanti al Milan e poco dietro all’Inter, con oltre 300 milioni di euro di fatturato. Più del doppio di quanto fattura solitamente la società viola (senza plusvalenze). E poi la rosa: secondo Transfermarkt il valore stimato degli Hammers è di 453 milioni di euro, con le stelle rappresentate da Rice (80 mln, titolare nella Nazionale inglese), l’ex Milan Paqueta (45 mln), Bowen (38 mln), Soucek (35 mln) e Aguerd (compagno di Nazionale di Amrabat, 32 mln). La Fiorentina nel suo complesso è valutata 236 milioni di euro, con Gonzalez (28 mln), Amrabat (25 mln) e Milenkovic (20 mln) i più quotati.
LE RISORSE DI ITALIANO. In campo però non vanno i soldi (per fortuna) e i valori teorici di mercato. Vanno le idee di gioco, la qualità, la capacità di capitalizzare. E il West Ham sì, è avversario tosto perché ha giocatori con capacità tecniche ma soprattutto fisicità, sia negli ‘strappi’ in contropiede sia sulle palle inattive. Ma la Fiorentina avrà le sue armi. Dovrà stare attenta alle ripartenze, ai calci piazzati, ma può contare su un gioco molto ‘europeo’, che non a caso proprio in Conference è risaltato spesso, così come nelle sfide contro le big del campionato. Ma Italiano avrà anche un Gonzalez determinato a trascinare i suoi, un Amrabat che in certe sfide si esalta, un Bonaventura abituato a certi palcoscenici. Ma soprattutto un gruppo che ha dimostrato di avere mille risorse, anche tra chi gioca un po’ meno. Non a caso era stato Barak a regalare il guizzo vincente a Basilea, ma anche Ikoné, Kouame, gli stessi Jovic e Cabral, Mandragora, Castrovilli e gli altri: pochi fenomeni veri, ma tutti con la capacità di essere decisivi nel momento che conta. Per questo la Fiorentina è arrivata così avanti.
VINCERE PER CRESCERE. E per questo la Fiorentina se la giocherà anche a Praga. I giocatori lo hanno detto chiaramente negli ultimi giorni: c’è la voglia di far esaltare Firenze, regalare un trofeo che manca da troppi anni, entrare nella storia di questa società e di questa città. Ma anche chiudere un cerchio (come ha detto Biraghi), di un percorso iniziato lo scorso anno con Italiano. Ha ragione l’allenatore: questo gruppo ha bruciato in qualche modo le tappe. Nell’estate 2021 era partito venendo da una salvezza in extremis, è arrivato in Europa e quest’anno ha centrato l’ottavo posto (potenzialmente ancora da Conference) e soprattutto due finali. Ora c’è da fare uno step ulteriore. Uno snodo anche per la gestione Commisso. Per crescere ancora alzare un trofeo diventa fondamentale. Così come qualificarsi all’Europa League (proprio vincendo a Praga). Per continuare a costruire qualcosa di importante, con l’esperienza che questa stagione può portare a tutti. Dalla gestione del triplo impegno alla composizione della rosa. È stata gettata una base importante, a mente fredda dopo mercoledì lo si potrà capire meglio. Ma è necessario alzare quel trofeo per non chiudere questa stagione con un’altra amarezza. E per non aspettare eventuali (e probabili) decisioni Uefa per capire se la Juve verrà estromessa o meno dalla Conference per la prossima stagione.
RIAGGIORNARE LA STORIA. La Fiorentina deve, e può, qualificarsi in Europa (League, partendo dai gironi e non dai playoff come in Conference) con le proprie forze. Per evitare beffe da Nyon, sempre dietro l’angolo, con il rischio a quel punto di fare un bel passo indietro anche come investimenti e dimensioni/qualità della rosa. C’è il West Ham sulla strada della Fiorentina. Serve l’ultimo scalino, quello che può far gioire un popolo intero. Ora nessuno vuole proprio sentire discorsi sul futuro di Italiano, o di Amrabat, o di altri singoli. Conta solo la Fiorentina, conta solo tornare ad alzare un trofeo. Sono passati 22 anni, è l’ora di riaggiornare la storia.
Di
Marco Pecorini