Le parole del patron dell’Udinese: “I nostri medici preoccupati. Ripartire il 13 giugno? Insulto all’intelligenza, serve un mese di allenamenti”
Il patron dell’Udinese, Giampaolo Pozzo, ha parlato stamani a Radio Anch’io Lo Sport. Ecco le sue parole: “Per noi è stato un problema nato ai tempi dell’incontro con la Fiorentina, a porte chiuse. La Fiorentina è arrivata qui contagiata, con tutti i problemi di positività al Covid19. Noi veniamo coinvolti e nello stesso tempo andiamo in quarantena, la Fiorentina con vari dirigenti sono rimasti due mesi a letto. Al contempo i nostri medici si preoccupano, vengono a sapere che non esiste una legislazione che chiarisca la loro responsabilità, che è addirittura penale. Ancora oggi. Io non posso risolverla se è penale. Se un giardiniere dell’Udinese contagia il nonno, e questo muore, noi dobbiamo risponderne. Per tranquillizzare i medici ho sentito il dovere di mandare questa lettera al governo, noi vogliamo comunque giocare”.
RIPRESA? “Riprendere il 13 giugno? Non sono d’accordo, è un insulto all’intelligenza. Se ascoltate qualsiasi preparatore atletico, dirà che dopo due mesi e mezzo di inattività in appartamento un giocatore ha bisogno di almeno un mese di allenamenti veri. Non come quelli che stiamo facendo, ma allenamenti agonistici, partitelle, scontri fisici, energici. Noi ci stiamo allenando con gradualità, e ringrazio il governo per la prudenza che sta utilizzando”.
INFORTUNI. “I giocatori da noi sono fermi da 2 mesi e mezzo, hanno bisogno di giocare. Ma va trovata una situazione logica, bisogna allenarsi per un mese altrimenti abbiamo gli infortuni. In Germania c’è trionfalismo ma hanno 16 infortunati. E loro giocano più o meno una partita alla settimana. Nel nostro progetto si vorrebbe allenarsi 15 giorni e giocare due gare a settimana. Serve un mese, si potrebbe partire a fine giugno e allungare tutto”.
Di
Redazione LaViola.it