Non si possono disconoscere i meriti del tecnico e del ds Pradè ma il finale di stagione ha deluso
Alberto Polverosi, sul Corriere dello Sport-Stadio, analizza il momento della Fiorentina dopo la vittoria contro il Bologna e la contestazione dei tifosi:
“È un momento difficile, complesso e complicato per Firenze. Sembra paradossale dopo una vittoria sul Bologna, ma la realtà è questa. I tifosi sono andati all’opposizione, basta con Palladino, basta con Pradé, e l’aspetto più profondo di questa spaccatura è stato il doppio (prima il parterre, poi la curva) applauso a Italiano e i fischi e i cori contro Palladino e Pradé, che all’andata, dopo la sconfitta di Bologna, aveva attaccato anche sul piano personale l’ex allenatore viola.
Quanto meno adesso le posizioni sono chiare. Commisso (mai nominato durante la contestazione) è dalla parte di Palladino, non per niente ha ufficializzato il prolungamento del contratto fino al 2027 alla vigilia dell’eliminazione dalla Conference League. I tifosi sono schierati compatti (quando la Fiesole contestava, il resto dello stadio applaudiva) sulla sponda opposta. Pradè ha una posizione, sulla questione allenatore, che probabilmente non piace ai tifosi. Non potevano contestarlo per il mercato (i giocatori, sia in estate che in inverno, sono arrivati e alcuni di ottimo livello), ma forse hanno visto nel diesse l’incertezza: se la conferma di Palladino è sua (anche sua) per i tifosi ha sbagliato, se invece la decisione già passata sopra la testa ha sbagliato ad accettarla.
[…] Non si possono disconoscere a Palladino il clamoroso rilancio di Kean, l’intuizione di schierare Bove sulla fascia, ma con i compiti del centrocampista, per dare equilibrio alla squadra, la valorizzazione di Comuzzo e l’esplosione di Mandragora. Al tempo stesso bisogna chiedersi perché ha aspettato tanto, a inizio stagione, a passare dalla difesa a tre (con Biraghi fuori ruolo: lo dicevano e lo scrivevano tutti) alla difesa a quattro, così come ha impiegato troppo tempo per costruire un centrocampo a tre dopo che con due soli mediani la squadra imbarcava acqua da tutte le parti. Bisognerebbe capire anche il motivo per cui il miglior giocatore della Fiorentina sul piano tecnico, nonché l’acquisto più costoso, Albert Gudmundsson, non abbia quasi mai ritrovato la condizione di Genova.
Se l’oggetto del contendere è Palladino (e lo è davvero, forse più di Pradé), è necessario ragionarci con la mente fredda, senza reazioni di pancia. Appena dodici giorni fa, la Fiorentina lo ha confermato fino al 2027 perché crede in questo giovane allenatore, immaginarne un licenziamento a fine stagione è difficile, sarebbe come rimangiarsi una scelta di base, un’impostazione non solo tecnica ma anche politica, un dietro-front di sola delusione. Al tempo stesso, andare avanti anche il prossimo anno in questa situazione, con i tifosi in rivolta e l’allenatore sempre in discussione, porterebbe a un clima difficile da sopportare per la squadra, soprattutto in una società teleguidata da New York e diretta da due soli dirigenti. È davvero un momento complesso”.
Di
Redazione LaViola.it