Rassegna Stampa
Polverosi sul CdS-Stadio: “Ci vorrà lo spirito giusto chiudere la stagione non da sconfitti”
La squadra di Palladino esce dopo una semifinale combattuta ma segnata da errori ripetuti, limiti tecnici e l’assenza di spunti decisivi
Alberto Polverosi, sul Corriere dello Sport-Stadio, racconta l’amara eliminazione della Fiorentina dalla Conference League, battuta dal Betis dopo una semifinale combattuta ma segnata da limiti evidenti e errori ripetuti.
“Niente triplete di finali, niente Breslavia, niente riscatto in Conference, la Fiorentina si è fermata davanti al Betis. Ci ha provato ma non ce l’ha fatta, i 210 minuti di questa semifinale sono stati equilibrati fino a un certo punto, gli andalusi hanno meritato la sfida al Chelsea“. Polverosi sottolinea in particolare l’assenza di spunti decisivi: “Alla squadra di Palladino è mancato lo spunto di Gudmundsson, che sta diventando un caso in questo finale di stagione“. E aggiunge: “Aveva avuto la forza di riacciuffare la partita, era sotto di un gol e ha ripreso la partita con la doppietta su corner e di testa firmata da Robin Gosens“.
Ma i problemi sono stati numerosi: “La marea di palloni persi, la difficoltà a trovare Kean (mai avuta una palla buona) e soprattutto il modo in cui ha preso il gol del 2-2, lo stesso identico gol, con la stessa identica firma di Ezzalzouli, di Siviglia“. Descrive poi il gol con precisione chirurgica: “Tre passaggi, dal portiere a Ruibal che ha vinto il corpo a corpo con Comuzzo (all’andata era stato Bakambu), difesa viola sottosopra, cross di Antony (Parisi in ritardo), tocco e gol di Ezzalzouli (Pongracic in netto ritardo)“. A confronto, “i cambi di Pellegrini sono stati decisivi, quelli di Palladino in senso opposto“.
Il risultato pesa anche per le prospettive future: “E ora, col rischio di restare fuori dall’Europa, la delusione è pesante. Ci vorrà lo spirito giusto per ripartire e chiudere la stagione non da sconfitti“. Il racconto si sofferma anche su un momento simbolico: “Dal Franchi si è alzato un boato, come fosse un gol e in effetti gli angoli dei viola sembravano rigori, o quasi. C’è tornato in mente uno splendido racconto di Mihajlovic: ‘Ai tempi della Stella Rossa, quando l’arbitro fischiava una punizione vicino all’area avversaria, tutti si abbracciavano al Marakanà'”.
Dopo una punizione di Antony che poteva subito mettere la gara in salita per i viola, la Fiorentina aveva reagito con coraggio: “Una reazione immediata poteva arrivare solo da una squadra presente a se stessa… Quattro minuti dopo ha pareggiato e altri otto minuti dopo è andata in vantaggio“. Ma: “Il bello dei viola è finito lì. Poi sono iniziati i tormenti“.
“Più tecnico il Betis (che ha concluso più dei viola: 27 tiri a 22, con una traversa e un palo), ma sempre dentro la partita la Fiorentina“. Tuttavia, “Il problema per Palladino erano i troppi errori in uscita, le palle perse da Adli (anche quella che ha portato alla traversa di Cardoso), Pongracic e Comuzzo“. Nel secondo tempo, le squadre si sono bloccate: “Il pensiero della finale ha cominciato a frenare le due squadre… sarebbero servite più attenzione, più precisione, più tecnica“.
La Fiorentina ha lottato ma ha pagato a caro prezzo i propri limiti. “Il solito problema: palle perse a raffica, da Fagioli, da Richardson, da Beltran. Davvero troppi questi errori“.