Solo Prandelli e Pioli tra gli allenatori che hanno saputo comprendere e spingere Firenze negli ultimi 25 anni. Anche Palladino bersaglio delle critiche
“La difficile arte di allenare a Firenze”, scrive Ernesto Poesio sul Corriere Fiorentino. Vincenzo Montella segnò la fine del suo rapporto con Firenze ribellandosi ai fischi dopo l’eliminazione in semifinale di Europa League. La luna di miele con Paulo Sousa durò invece appena cinque mesi, Giuseppe Iachini e il suo cappellino sono diventati sinonimo di mediocrità calcistica. E poi i litigi di Vincenzo Italiano coi tifosi del parterre e l’ostilità con cui sarà accolto alla sua prima da ex, la manifesta antipatia per Sinisa Mihajlovic, o quella per Roberto Mancini, inserito nella lista degli invisi nonostante sia anche l’ultimo ad aver vinto un trofeo.
SOLO PRANDELLI E PIOLI. Esempi, in ordine sparso, di come sedere sulla panchina della Fiorentina negli ultimi 25 anni sia stato più un onere che un onore. A pensarci bene, nell’ultimo quarto di secolo, sono solo due gli allenatori ad aver fatto breccia nei fiorentini: Cesare Prandelli e Stefano Pioli. Entrambi uomini di calcio navigati hanno saputo anche «allenare la città», rassicurarla, renderla partecipe della propria idea di Fiorentina. Hanno cercato di interpretare una città eccessiva e polemica all’inverosimile. Però anche passionale e capace di formidabili spinte.
IL FORTINO NON PAGA. La particolare insofferenza alle critiche manifestata da Palladino nelle ultime settimane è anche una delle accuse che gli viene mossa con il rischio di apparire come il capitano del Titanic davanti all’iceberg. La strategia del fortino, lo dice anche la storia recente, a Firenze non paga. Perché la città vuole essere coinvolta e se si sente esclusa dalle vicende viola reagisce con ancora più diffidenza in attesa del primo passo falso.
SERVE DI PIU’. E poi, in questo caso, l’allarme per le prestazioni della squadra appariva (e in parte appare ancora) giustificato. La striminzita vittoria contro il Lecce non può aver dissolto i dubbi sul reale orizzonte della squadra. È vero, come rivendica Palladino, che 45 punti alla 27esima giornata rappresentano il miglior risultato dal 2016 ad oggi, ma è anche vero che nei nove campionati presi a riferimento la Fiorentina è arrivata 4 volte ottava, due volte decima, una volta tredicesima, una volta sedicesima, e solo in un’occasione ha conquistato il settimo posto. Non proprio stagioni da ricordare. Non solo, nell’ultimo decennio la quota europea della serie A si è alzata a causa del sempre maggior divario tra la parte sinistra e quella destra della classifica. Serve dunque di più per agguantare almeno un posto in Europa League, obiettivo prefissato a inizio stagione dalla società per migliorare la passata annata. A Palladino il compito di riuscirci. E non per rinfacciare ai critici qualcosa. Ma per gioire tutti insieme. La condivisione del successo in fondo è alla base di ogni bella storia di sport.

Di
Redazione LaViola.it