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Rassegna Stampa

Poesio sul CorFio: “Il fuoco sotto la cenere che nessuno aveva visto”

Il commento di Ernesto Poesio sulle pagine del Corriere Fiorentino

Nel suo editoriale sul Corriere Fiorentino, Ernesto Poesio analizza le dimissioni di Raffaele Palladino: “Uno schiaffo complesso da assorbire e da spiegare, che rischia di minare nelle fondamenta la credibilità del progetto Fiorentina e che obbliga ora il club a rispondere
con un segnale fortissimo per evitare di uscire da questa vicenda con le ossa rotte e, sarebbe ancora più grave, di passare come una società messa alle strette da un allenatore che alla fine dei conti ha appena concluso solo la sua terza stagione su una panchina di serie A. Un colpo durissimo anche per Rocco Commisso che soltanto il giorno prima aveva definito Palladino «un figlio» e aveva sfidato la piazza e la curva Fiesole per difenderlo. «Non ci facciamo dire come gestire la società», il pensiero del patron, salvo poi solo poche ore dopo ritrovarsi senza allenatore e senza avere pronto alcun piano B. Perché proprio questo stupisce forse più di tutto: la totale sorpresa con cui sono state accolte al Viola Park le dimissioni dell’allenatore. Non un sentore, non uno scricchiolio, non una confidenza avevano messo i dirigenti viola sul chi va là. […] Certo, gli insulti di fine anno e gli inviti ad andarsene hanno influito eccome. Così come in passato hanno finito per stancare la maggior parte degli allenatori che si sono avventurati (tapini) sulla panchina viola. Solo dagli anni 90 in poi dal mite Ranieri al focoso Mihajlovic, passando per Mancini, Montella, Sousa e Italiano, sono tanti i tecnici affermati che si sono scontrati con una piazza perennemente abbagliata dallo specchio magico che racconta sempre ciò che ci si vuole sentir dire e che trasmette un’immagine distorta della dimensione nella quale la Fiorentina si trova ormai da decenni. Limiti del club e piazza
incontentabile (e spesso poco compresa da chi la rappresenta nel calcio), il mix esplosivo alla fine è deflagrato. Chissà che non sia un’occasione per una profonda auto analisi e un cambio di passo. Magari prima che Palladino torni a Firenze
con una coppa in tasca. Ma da avversario”.

 

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