Editoriali
Pochi obiettivi, tanti giocatori sotto osservazione. C’è da salvare almeno l’orgoglio (e magari pensare a un futuro meno mediocre)
E’ rimasta praticamente solo un’utopia, l’Europa, per la Fiorentina. E pensare che un difficile 2017, così come il girone d’andata, si era chiuso con i viola al 7° posto con Atalanta e Udinese, a -4 dalla Sampdoria 6°. Ora le distanze sembrano quasi incolmabili, grazie ad un inizio 2018 disastroso: 4 punti in 5 gare, doriani distanti 10 punti e Milan settimo lontano 7 lunghezze. Nel mezzo anche Atalanta, Torino e Udinese che nel frattempo hanno staccato la Fiorentina.
Meglio non guardare la classifica, insomma, per una Fiorentina che ad inizio febbraio non ha praticamente più grossi obiettivi stagionali. Deve, innanzitutto, ritrovare sé stessa. E aggrapparsi alla buona prestazione (ma avara di punti) contro la Juve. Il rammarico, in questo caso, non è (solo) per la sconfitta contro i bianconeri, ma per il fatto che la squadra di Pioli non sia riuscita a mettere la stessa carica (o almeno una buona percentuale) in altre partite. Giocando con grinta, personalità, idee e carattere visti contro la Juve, la Fiorentina avrebbe avuto diversi punti in più.
Limiti, insieme a quelli tecnici, di una squadra che ha vissuto ad alti e bassi e con poche ondate di continuità. Specie a livello mentale. Questo dovrà essere lo step di una squadra che, toccato il fondo contro il Verona, vuole dimostrare di poter crescere nei prossimi mesi. Crescere e maturare come collettivo, ma anche nei singoli. Perché da inizio stagione Pioli, Corvino e la proprietà insistono su un fatto: “Sarà un’annata di transizione, l’obiettivo è capire chi di questi giocatori può far parte di una Fiorentina che possa tornare a lottare per l’Europa”. Sportiello sì o no? Puntare su Saponara ed Eysseric? Benassi e Simeone giustificano gli investimenti? Può essere data una chance a qualche giovane? Tanti giocatori sono sotto osservazione, in tanti si giocano il futuro.
In questa stagione fin qui mediocre in pochi sono emersi, ma tre mesi e mezzo di campionato sono lunghi e la speranza è quella di ‘trovare’ qualche altro ‘punto fermo’ per il futuro. Poi sarà tempo di valutazioni, sui singoli e di collettivo. Così come su chi ha costruito questo gruppo. Normale, quindi, che si debba giudicare anche l’operato di Corvino. Il dg ha abbattuto i costi, riportato le spese fisse e il monte ingaggi a parametri sostenibili ma ha anche costruito una squadra che adesso è all’11.mo posto, e che l’anno scorso è arrivata 8°. Insomma, una Fiorentina per due anni fuori dall’Europa, non proprio l’obiettivo fissato dai Della Valle. Il tutto, poi, dopo aver comunque speso più di 100 milioni di euro in due anni sul mercato.
È chiaro che, in ogni caso, tutti i discorsi sono conseguenze della madre di tutte le domande: che vorranno fare i Della Valle con la Fiorentina? Continuare così, rilanciare con un nuovo programma o vendere la società? Il presente dice di una proprietà che è tornata vicina alla squadra, un Andrea Della Valle rientrato a Firenze ma non ancora allo stadio, di distanze con la piazza che comunque sono ancora evidenti. Cambierà qualcosa entro fine stagione? Chissà, intanto c’è una Fiorentina che naviga al primo posto… della parte destra di classifica. Non proprio il massimo.