
La Nazione in edicola questa mattina parla del sistema di gioco della Fiorentina. (…) La ricetta vincente non esiste, perché è sempre il campo a dare le sue risposte, che possono anche esulare – fino a un certo punto – dai risultati ottenuti. Iniziamo dall’attualità. Pioli è un sottile equilibrista che deve far convivere un metodo di gioco – non ‘il metodo’ – e le risorse (umane) a disposizione. Capita così di iniziare con il 4-2-3-1, passando alla sua normale evoluzione, il 4-3-3 per non penalizzare uno degli uomini forti della campagna di rafforzamento estiva. Già, perché è stata la necessità di collocare Benassi nel suo ruolo congeniale di interno a spingere il tecnico ad aggiustare il tiro.
Ora, però, potrebbe esserci all’orizzonte un altro significativo passaggio. Perché togliere un difensore per puntellare centrocampo e attacco potrebbe sacrificare Chiesa, spostato, in un possibile 3-5-2 sulla linea di centrocampo, esterno di destra (o sinistra) ma con compiti difensivi. O meglio, la necessità di ripiegare rispetto alla sua collocazione ideale nel 4-3-3. E’ l’unico, infatti che ha gamba e corsa per fare la fascia, un po’ come il Bernardeschi del primo anno di Sousa: cursore con licenza di scegliere modi e tempi per offendere. Sousa, appunto. Il portoghese qualcosa ha lasciato, come per ammissione di Spalletti che da allenatore della Roma non si vergognò a dire di aver copiato l’idea di una difesa ribattezzata a 3 e mezzo. Sousa, infatti, in fase di possesso disponeva secondo il 3-4-2-1, salvo poi arretrare il quarto di centrocampo sulla linea dei difensori. (…)

Di
Redazione LaViola.it