Editoriali
Pioli, nessun passo indietro ma non c’è futuro. Dalla stagione del rilancio all’incubo: caos viola
Società irritata, niente dimissioni: si tratta per la separazione. Ds e panchina: l’ora delle scelte
La situazione è paradossale. I tempi sono stretti, ma da una parte c’è un muro contro muro a suon di milioni e dall’altra delle scelte da prendere per salvare faccia e stagione. Stefano Pioli è ancora l’allenatore della Fiorentina. Chi si aspettava un passo indietro dopo il clamoroso ko interno contro il Lecce, è rimasto deluso. Tra questi c’è la Fiorentina, che confidava in un senso di responsabilità e in una presa di coscienza della situazione da parte dell’allenatore. Il quale, invece, forte di un contratto firmato quattro mesi fa, continua a sentirsi sulla panchina viola. Quella panchina su cui era tornato a luglio rinunciando a due anni di contratto (a 12 milioni a stagione) residui con l’Al-Nasr.
NESSUN PASSO INDIETRO. Nessuna decisione a caldo domenica, quando il Franchi contestava e i tifosi gridavano “salta la panchina”. Nessun passo indietro neanche il giorno dopo, con l’allenamento di scarico al Viola Park supervisionato insieme al suo staff. Come se niente fosse, insomma, dopo una sconfitta che ha lasciato di fatto la Fiorentina all’ultimo posto in solitaria in classifica. Quattro punti in dieci giornate, nessuna vittoria, nessuna idea di squadra, né di gioco, né di niente. Se fino al ko di San Siro qualcuno si poteva appellare (come aveva fatto Pioli) anche al calendario, la sconfitta interna con il Lecce non ha mostrato nessuna reazione, nessuna voglia di mettere un primo mattoncino da parte della squadra. Anzi, è stata forse la partita peggiore dell’anno (e c’è un ampio repertorio di horror show tra cui scegliere). La pietra tombale su questo progetto tecnico, dopo che 24 ore prima si era dimesso anche il direttore sportivo.
COME CI SI SEPARA? Non è stato seguito, però, da Pioli. Da casa viola emerge una certa irritazione per la situazione. Senza le dimissioni del tecnico, c’è ora una sorta di muro contro muro in corso per arrivare ad una separazione. A meno che il presidente Commisso non decida per l’esonero in maniera unilaterale. Chiaro che stiano ballando diversi milioni, visto il triennale a 3 milioni netti a stagione siglato a luglio. Ma di fatto il tecnico è stato ‘scaricato’ dopo i tanti attestati di fiducia nel corso delle scorse settimane. In teoria oggi (martedì) c’è un altro allenamento da dirigere, e potrebbe esserci ancora Pioli in campo senza diverse soluzioni. Domani (mercoledì) sarà invece vigilia di Conference, con rifinitura al Viola Park (teoricamente aperta ai media…) e volo per la Germania, dove giovedì la Fiorentina sfiderà il Mainz. Chi ci sarà in panchina? È la domanda delle domande. Ad ora Pioli, ma è un tecnico che non ha futuro a Firenze. Sarebbe il colmo, francamente. In mente ancora le immagini dell’allenatore che lascia il campo post-Lecce al triplice fischio con la squadra verso la curva a prendersi cori e fischi. Galloppa in queste ore non avrebbe ricevuto segnali particolari dalla società, e sta preparando la gara europea di Youth League della Primavera (mercoledì al Viola Park con il Legia Varsavia).
D’AVERSA IN POLE. Chi verrà quindi? Nelle ultime ore sta salendo la candidatura di Roberto D’Aversa, fermo dopo l’ultima retrocessione con l’Empoli. Ha già allenato diversi giocatori in rosa (Piccoli, Fazzini, Viti, Pongracic, Sohm) e in casa viola c’è già il suo vice storico: Andrea Tarozzi, fin qui secondo di Pioli. In carriera però D’Aversa non è ricordato per ottimi risultati: l’esonero a Lecce per la testata ad Henry, l’esonero con la Sampdoria. E anni dal doppio volto al Parma, dove guidò il ritorno in Serie A con le prime due salvezze per poi retrocedere quando entrò in corsa a gennaio (2021). Vanoli resta comunque un’opzione da tenere in considerazione (è stata una delle prime idee dei dirigenti), non trovano grossi riscontri suggestioni come Mancini o un clamoroso ritorno di Palladino (che però conoscerebbe gran parte dei giocatori). Ma se D’Aversa nella tarda serata di lunedì resta in pole, la soluzione al rebus panchina per la società va in parallelo alla questione ds. Perchè dopo le dimissioni di Pradè quello è il ruolo ad oggi scoperto. La volontà del club è quella di prendere prima una decisione a livello dirigenziale, e poi andare a chiudere la questione allenatore. Petrachi, reduce dalle esperienze alla Salernitana e alla Roma, ma soprattutto dagli anni al Torino, è tra i nomi che Commisso, Ferrari e Goretti hanno preso in considerazione, così come Giuntoli che vorrebbe rientrare in pista dopo la parentesi non felice alla Juventus. Ma dagli States non si esclude una soluzione interna, con Ferrari e Goretti a gestire la società coadiuvati magari da Angeloni, che da anni coordina il settore giovanile.
INCUBO RETROCESSIONE. Insomma, un gran caos. Con una partita europea alle porte, una squadra che ha bisogno di una scossa ma anche di idee da proporre in campo, e un altro scontro salvezza domenica prossima a Marassi contro il Genoa. Perché in tutto questo la realtà è che la Fiorentina è ultima in classifica. Dai sogni Champions e di una stagione che doveva far alzare l’asticella, con un tecnico stra-pagato (secondo gli standard) e con un mercato da oltre 90 milioni, all’incubo retrocessione nell’anno che porta al centenario. Tempi stretti, decisioni cruciali da prendere e un filo diretto Firenze-New Jersey.
