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Pioli, il leader senza eccessi che ha stregato Della Valle

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Come riporta La Repubblica Firenze, chiamatelo pure “Normal One”. Perché educazione, umiltà e rispetto sono pregi che non hanno bisogno di essere accompagnati da una comunicazione sopra le righe e da gesti utili per le televisioni. A Stefano Pioli quel soprannome piace e nella sua carriera, anche nei momenti più alti, ne è sempre andato fiero. Lontano dalle polemiche e dalle false apparenze, ha fondato il suo lavoro sul dialogo e sull’ascolto. A Firenze il suo stile ha fatto subito centro. Estate scorsa ha sposato un percorso che inevitabilmente avrebbe compreso delle vette difficili da scalare. Ma una volta arrivato in piano, la fatica e i sacrifici fatti avrebbero dato i loro frutti. E così ha potuto mettere mano al suo gruppo soltanto a mercato ultimato, con un inizio di stagione di rincorsa che è stato utile soprattutto per aggiustare quel che non andava e modellare una squadra che col passare delle settimane prendeva la forma desiderata. Fino alla tragedia che ha sconvolto tutto e tutti.

E dove il tecnico viola ha dimostrato perché sia così indispensabile fondare il proprio lavoro sulla forza del gruppo. Da sempre uno dei suoi pregi, in un mondo condannato alla tirannia del tempo che limita il contatto, il dialogo, lo scambio di idee. Pioli ha rallentato tutto ciò e fin dal ritiro di Moena ha organizzato spesso delle cene di squadra che comprendessero anche il suo fidato staff. Ha saputo scherzare, parlare con i suoi giocatori. Confrontarsi. Un’abilità che nei giorni del dramma più intenso è risultata ancor più decisiva. Soltanto una settimana fa, per Pasqua, tutta la società si è ritrovata con giocatori e parenti per un pranzo al centro sportivo.

«Davide è con noi, sempre. Quando ci alleniamo, quando stiamo insieme – ha detto il tecnico dopo la sesta vittoria consecutiva, in casa della Roma – È nel nostro cuore, nella nostra testa e tutto quello che facciamo lo dedichiamo a lui. Ci siamo presi l’impegno di andare avanti per lui e ho scoperto dei giocatori con dei valori davvero importanti». Un gruppo che nel momento più duro ha dovuto caricarsi sulle spalle tutte le responsabilità lasciate in eredità da Astori. E crescere, maturare insieme. Così la Fiorentina si è ricompattata. C’è qualcosa in più, però. Pioli ha un rapporto speciale e diretto con Diego e Andrea Della Valle che per la prima volta, dopo Montella e Sousa, possono finalmente parlare con l’allenatore senza che ambizioni ed ego sconfinati portino allo scontro. Come accaduto con gli ultimi due tecnici, insomma.

A differenza dei suoi predecessori, “Normal One” conosce l’ambiente alla perfezione. Qui ci ha giocato, ama Firenze e ha condiviso l’idea di lavorare su una squadra giovane che però voglia migliorarsi stagione dopo stagione. Un punto di arrivo, insomma, da alimentare continuamente. E la proprietà ha apprezzato il suo modo di muoversi. Di parlare e cercare di comprendere, certo. Ma anche arrabbiarsi e far sentire la propria voce al momento opportuno, senza mai andare oltre. Per questo anche con Corvino e Freitas il rapporto è schietto e collaborativo. Niente a che vedere con Sousa, tutt’altro carattere e non a caso allievo di Mourinho, lo “ Special One”, se non altro dal punto di vista della comunicazione. Alla fine conteranno i risultati, come sempre. Ma in un mondo dove sotto i riflettori spiccano personalità gridate e sempre a caccia con qualsiasi mezzo di prime pagine e copertine, non può passare sotto traccia il lavoro di un tecnico che nel mezzo del proprio percorso ha dovuto fare i conti con un dramma più grande di tutto.

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