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Pioli-Fiorentina (e Firenze), amici contro: Milan e viola si giocano la stagione a San Siro

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Pioli, il feeling con Firenze e il ricordo di Astori. Ma domani conteranno solo Europa e scudetto

Il cellulare ha iniziato a squillare mercoledì sera e, da quel momento, non ha mai smesso. Una vera e propria valanga di messaggi e chiamate in arrivo da Firenze. E tutte con lo stesso significato: «Il pareggio va benissimo tanto, lo scudetto, lo vinci lo stesso». Il mister ha sorriso e, anche se non lo ammetterà mai, sarebbe il primo a metterci la firma. Del resto, che Stefano Pioli abbia lasciato a Firenze un pezzo di cuore, per quello che è successo dopo la tragedia Astori e non solo, non è un mistero per nessuno. Scrive il Corriere Fiorentino.

Per questo, nel migliore dei mondi possibili, andrebbe esattamente in quel modo. Per portare a casa quello che sarebbe il suo primo, straordinario trofeo da allenatore infatti, al tecnico rossonero mancano 10 punti. 3 vittorie, e 1 pareggio. Merito anche dell’incredibile papera di Radu, e della sconfitta dell’Inter a Bologna. Un risultato che ha permesso al Diavolo di sorpassare i cugini. E di tornare favoriti nella folle corse verso il tricolore. Un titolo che avrebbe del clamoroso pensando alla situazione ereditata da Pioli e che invece, grazie al +2 in classifica e al vantaggio negli scontri diretti, non è mai stato così vicino.

Una situazione, tanto per tornare al punto di partenza, che offre ai rossoneri l’occasione di potersi concedere anche un (mezzo) passo falso. Avesse la certezza di vincere le ultime tre insomma, il buon Stefano sarebbe ben felice di giocarsi il bonus proprio contro la Fiorentina. Questione di cuore, di amicizia, e di legami che non si sono mai spezzati. Gli amici del Bar Cesare a Coverciano (dove si fermava sempre far colazione), quelli della trattoria Tullio a Montebeni o della Reggia a Fiesole dove amava godersi la bistecca. E tutti quelli che lo incrociavano per strada in una delle sue passeggiate per il centro.

«Sul rapporto con questa città e con la sua gente non c’è da aggiungere niente — disse dopo la partita d’andata — è speciale e lo resterà per sempre»

Allora, la curva, lo accolse con uno striscione: «Sarà sempre casa tua — c’era scritto — bentornato Stefano». «È stato bellissimo poi è chiaro, la partita è un’altra cosa e dispiace averla persa», commentò lui. Eh già. Perché in un campionato nel quale gli errori si contano sulle dita di una mano (il Milan non perde in Serie A dal 17 gennaio), il Diavolo ha già perso punti con la Fiorentina. Successo (appunto) nella gara d’andata quando, trascinata dalla doppietta di Vlahovic, la banda di Italiano si impose per 4-3.

È cambiato tutto, da allora, ma non il peso dell’incontro. Da una parte la lotta per lo scudetto, dall’altra la rincorsa all’Europa. Una sfida tra vecchi amici nella quale uno dei due rischia di rimetterci l’intera stagione. Pioli, tra l’altro, non sarà l’unico ex. Ci sarà Bonaventura, e poi ancora Saponara e Piatek. Tutti e tre, tra l’altro, con ottime possibilità di partire dall’inizio. Il più a rischio da questo punto di vista è il polacco, tornato in campo dal primo minuto nel match con l’Udinese senza, però, lasciare tracce particolari.

Non segna dal 6 marzo, il Pistolero, e pagherebbe oro per farlo a San Siro. Amicizie, ricordi, rivincite da prendersi e sogni da realizzare. Ci sarà di tutto, in questo Milan-Fiorentina. Soprattutto, ci sarà un allenatore che, per realizzare la sua impresa più bella, sarà costretto a provare a far male a tanti amici. Dall’altra parte però ci sarà la rabbia viola per questo periodo nero. La sfida insomma si presenta dura e difficile per tutti. E chissà, magari, proprio quel pareggio auspicato dagli amici di Pioli, si avvererà sul serio.

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