Di fronte ci saranno gli ex Petriccione e Babacar. Entrambi con voglia di dimostrare a chi non ha creduto in loro che si sbagliava. E poi c’è Liverani, pallino di Corvino che poteva essere il tecnico viola
PETRICCIONE Lo ha detto anche lui stesso: “Non ho mai capito come sono andato via. Sono andato a Bari perché volevo giocare. Poi sono rientrato dal prestito ma mi hanno mandato altrove”. Jacopo Petriccione, assieme a Babacar, ha mille e più motivi per cercare rivincite sabato sera nella gara tra Fiorentina e Lecce. Dopo aver fatto benissimo nel settore giovanile, con quel ruolo particolare da centrocampista con i piedi buoni che tanto andava cercando il calcio italiano e la Fiorentina stessa, alla fine è stato mandato a farsi le ossa prima a Pistoia, poi a Terni, e quindi a Bari. E proprio dopo il fallimento dei pugliesi, la Fiorentina ha deciso di lasciarlo andar via. Il tutto mentre il club viola prendeva in mediana Norgaard per quasi 4 milioni, Edimilson dal West Ham e Gerson in prestito secco dalla Roma. Nel frattempo Petriccione si è preso la mediana del Lecce, e dopo la stagione da protagonista in B l’anno scorso quest’anno ha trovato anche la gioia della titolarità in Serie A.
BABA Ma il vero ex è sicuramente Khouma El Babacar. Perché se Petriccione la prima squadra l’ha solo accarezzata, Baba la maglia viola l’ha indossata 105 volte tra campionato e coppe. Segnando anche 38 reti. Lui che ‘ha potenzialità illimitate’ come disse Prandelli quando lo buttò dentro ancora minorenne in Serie A, alla Fiorentina non ha mai avuto pienamente spazio da titolare. Prima Mutu e Gila, poi Mario Gomez e Salah, quindi Kalinic, ed infine anche Simeone, mentre tutti, Baba stesso, si aspettavano l’investitura di nove della Fiorentina, lo hanno sempre relegato al ruolo di alternativa. Il tutto con un ingaggio divenuto pesante quando con il rischio di perderlo a zero Daniele Pradè gli rinnovò il contratto con uno di stipendio da oltre 1,5 milioni di euro nel 2015.
Troppo oneroso, per le idee di Corvino e la nuova politica dei Della Valle, che infatti lo cedettero al Sassuolo per 9 milioni di euro. Ma il salto di qualità che tutti si attendevano da lui, alla fine, non c’è mai stato. Fino alla ripartenza da Lecce dopo aver segnato in un anno e mezzo 9 gol in 44 presenze a Reggio Emilia. In stagione, fin qui, 9 presenze ed 1 gol. Ma con tanta voglia, sabato, di dimostrare a chi non ha creduto fino in fondo in lui che si sbagliava. E da ex ha già segnato, nel 3-3 dello scorso anno tra Sassuolo e Fiorentina.
GABRIEL E LO FASO Prima della virata su Alban Lafont, tutto lasciava pensare che il portiere della Fiorentina potesse essere Gabriel, oggi numero uno proprio dei giallorossi. Alla fine, poi Corvinò puntò sull’attuale portiere del Nantes. Lo Faso, invece, preso sempre da Corvino, di spazio non ne ha mai trovato se non per una manciata di minuti. E adesso, a Lecce, guarda gli altri dalla panchina.
LIVERANI Se non fosse cambiata proprietà e dirigenza, la sua candidatura sarebbe potuta essere ancor più forte in ottica viola. Fabio Liverani, infatti, era un pallino di Pantaleo Corvino. Fin da giocatore, quando lo portò a Firenze, e il rapporto con Montella (scelta da attribuire più a Diego Della Valle che non all’ex ds viola) non era poi così stabile. Tanto che prima dell’avvicendamento tra Pradé e Corvino, la riconferma dello stesso aeroplanino era tutt’altro che scontata. E il nome di Liverani, di cui piacevano propensione offensiva, gioventù e voglia di crescere, stuzzicavano e non poco. Poi è successo quello che sappiamo. Con Liverani che tuttavia, quelle buone premesse, le sta mantenendo nonostante i punti in classifica non siano poi così tanti come forse avrebbe meritato.
Occhio, dunque, alla voglia di rivincita. Sabato sera, al Franchi, c’è da vincere a tutti i costi per la Fiorentina.
Di
Gianluca Bigiotti