Rassegna Stampa

Pepito Rossi: “Quei sei mesi a Firenze ero di un altro livello. Mi sentivo imprendibile”

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Le parole di Giuseppe Rossi, in questi giorni a Firenze per presentare il Pepito Day, evento con cui darà l’addio al calcio al Franchi

Parla così al Corriere Dello Sport Giuseppe Rossi, in questi giorni a Firenze per presentare il Pepito Day, evento con cui darà l’addio al calcio al Franchi il 22 marzo prossimo: Una parola per descrivere la carriera?Guerriero. Mi piace molto. Non so quanti avrebbero avuto la forza di ripartire da capo ogni volta, per quante volte son caduto io. Sono grato per quello che ho vissuto e molto fiero per come sono riuscito a ripartire sempre anche dai momenti più brutti. Sto cercando di mettere a fuoco, anche se delle volte penso ancora da calciatore. Ho ancora quell’impulso. Quel fuoco. Il pensiero che “sì, perché no, posso ancora scendere in campo e divertirmi”, è la mentalità dello sportivo. E la passione per il gioco”.  Il miglior Rossi della carriera? “Direi quello a metà dell’esperienza al Villarreal, 2011/12. E poi certo, i sei mesi alla Fiorentina, annata 2013/14. Lì ero a un altro livello rispetto agli altri. Mi sentivo imprendibile. Ero forte e in più sapevo di esserlo. Potevo cambiare le partite in un attimo. Sono cose che un calciatore prova solo in determinati momenti, poi alcuni riescono anche a mantenere quello stato di grazia per sempre, ma si parla di Messi e Ronaldo”.

BARCELLONA. “Prima dell’infortunio del 2011 ero tra i primi cinque calciatori del campionato, perché poi c’erano anche giocatori come Xavi e Iniesta. Sarebbe stato bello avere la possibilità di mantenere quel livello per qualche anno e non dover ripartire sempre. Rimpianto direi di no, è andata così. La storia è quella e comunque ho vissuto dei momenti incredibili al Villarreal: in certi periodi mi riusciva tutto. I compagni venivano da me e mi dicevano “Dai Pepito, vincila per noi”. Questa è la sensazione più bella che ho provato nel mondo del calcio”.

FIRENZE. “A Firenze ho trovato una seconda casa, anche a livello letterale visto che ci ho preso una casa. Ogni 20 ottobre ricevo migliaia di messaggi di persone che mi ringraziano. Mi ricordo bene tutto, soprattutto le facce dei tifosi, piangevano tutti. Sono tornato in campo dopo due ore di festeggiamenti e lo stadio era ancora pieno. Poi da quel giorno ho mangiato gratis per due-tre settimane. Una bellissima storia da raccontare”. Infortunio col Livorno? “Incredibile. Purtroppo quello è stato il mio destino. Toccare il cielo con un dito, con quella prestazione contro la Juve, e poi….” Quel fallo di Rinaudo. L’hai perdonato? “Sì, è stato un fallo di gioco, pazienza. Fa parte dello sport e lui non voleva farmi male. Ci siamo rincontrati a Livorno qualche mese dopo e abbiamo parlato, non ce l’ho con lui”. 

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